FORMIA – Non è un bel periodo per chi lavora direttamente o per conto del comune di Formia. Non bastava il rinvio a giudizio per due dipendenti della Formia Rifiuti Zero, sorpresi ed accusati di aver svuotato, a più riprese, il serbatoio di gasolio di alcuni mezzi adibiti alla raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani che se ne è aggiunto un altro che ha riguardato sei tra ausiliari del traffico e dipendenti della Sis, la società di Corciano, in provincia di Perugia, che ha gestito il servizio della sosta a pagamento dal 2008 sino allo scorso 30 settembre. A decidere che dovranno affrontare un processo, davanti il giudice monocratico del Tribunale di Cassino, è stato il Gup Domenico Di Croce che, accogliendo una specifica istanza del sostituto Procuratore Marina Marra, ha rinviato a giudizio con le ipotesi di reato di peculato e appropriazione indebita P.M, di 48 anni, G.R., di 55 anni, S.I, di 44 anni, A.S., di 47 anni, G.B., di 39 anni, A.D, di 61 anni e L.B, di 55 anni.
I fatti per i quali i sei sono finiti nei guai risalgano dal 28 agosto al 12 settembre 2015. La Procura della città martire, sulla scorta di un’informativa dei Carabinieri, accertò come tre ausiliari del traffico ed altrettanti dipendenti della ditta concessionaria del servizio siano stati protagonisti di una serie di artifici e raggiri compiuti ai danni della società presso la quale lavoravano e dello stesso comune di Formia in qualità di ente affidatario del servizio. Secondo la ricostruzione della Procura i sei avrebbero omesso di emettere le ricevute a fronte della dazione di somme di danaro effettuate da cittadini e residenti che parcheggiavano a pagamento sul lungomare di Gianola e S.Janni. L’ammanco è stato in poco più di 15mila euro che i sei avrebbero trattenuto per loro. E invece il 41%, circa 6200 euro, sarebbe dovuto finire nelle casse del comune di Formia. Lamentando il danno patrimoniale e i danni alla propria immagine, l’amministrazione Villa ha deciso di costituirsi parte civile attraverso i legali della propria avvocatura, Domenico Di Russo e Sabrina Agresti, che nella propria istanza hanno anche avanzato la propria richiesta risarcitoria: 50mila euro tondi tondi.
Il processo invece dovrà definitivamente fare chiarezza, istanza che motiveranno le ragioni del collegio difensivo composto dagli avvocati Francesco Ferraro, Giuseppe Passaretti, Maria Luisa Ambroselli e Luigi Imperato.
Saverio Forte