GAETA – Le abbandonati piogge della scorsa settimana ma anche la perdurante situazione di abbandono e di degrado sono le cause del crollo di parte della facciata dell’ex vetreria Avir di Gaeta che costeggia Corso Italia e il vicino stadio di calcio “Antonio Riciniello”.
La struttura perimetrale interessata dal crollo è terminata nel recinto di proprietà della stessa Avir, non ha provocato danni alle persone e alle cose ma ha rilanciato un allarme inderogabile: il recupero e, ancor prima, la messa in sicurezza dello storico sito produttivo che, dismesso agli inizi degli ottanta, è al centro di un dura controversia giudiziaria, tecnica ma anche amministrativa.
Se in estate con diverse sentenza il Consiglio di Stato ha attribuito al comune di Gaeta la proprietà dell’area e dell’ex vetreria, il consiglio comunale all’unanimità ha approvato il progetto di riconversione dell’ex vetreria di Serapo per finalità essenzialmente pubbliche.
Dopo alcuni giorni i Carabinieri Forestali, su disposizione del Sostituto procuratore Giuseppe Miliano, avevano sequestrato di nuovo l’area ipotizzando l’ipotesi di reato della lottizzazione abusiva. Il secondo provvedimento di sequestro era stato deciso dal Tribunale di Latina il 19 luglio scorso.
Aveva accolto una precisa richiesta di sequestro avanzata, a sorpresa, dalla Procura secondo la quale il sito non può ancora riaprire i battenti perché, alle prese con l’ipotesi accusatoria e processuale lottizzazione abusiva, deve diventare ora oggetto di confisca e, dunque, finire nel patrimonio immobiliare dello Stato e, probabilmente, dello stesso comune di Gaeta.
Il giudice del Tribunale di Latina Sergio Nicolucci aveva convalidato la richiesta di sequestro che, avanzata dallo stesso Pm Miliano, seguiva soltanto di tre mesi il provvedimento della sezione per il Riesame dello stesso Tribunale di Latina (presidente Gian Luca Soana, a latere Simona Sergio ed Enrica Villani) che, invece, aveva accolto un mirato ricorso degli avvocati Luca Scipione e Mario Pellegrino per conto della società proprietaria dell’ex vetreria, la Gaim srl.
Soltanto a maggio il Riesame, dunque, aveva ordinato la revoca del sequestro dell’ex sito industriale di Serapo operato, con l’ipotesi di reato di lottizzazione abusiva, il lontano 14 luglio 2011 dai Carabinieri e del Nipaf dell’allora Guardia Forestale su mandato dell’allora Gip del Tribunale di Latina Costantino De Robbio.
Le violazioni riscontrate furono essenzialmente due, quelle del Dpr 380/2001 e della legge regionale 34 del 1974. I sigilli erano stati revocati dai giudici del Riesame che, a fronte della richiesta della Procura di Latina di confermare il mantenimento del sequestro, non hanno dovuto fare altro che prendere atto di un importante sentenza del 16 gennaio scorso della Cassazione.
La suprema Corte era arrivata ad una conclusione: il sequestro richiesto otto anni fa dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano fu di tipo impeditivo e non finalizzato ad ottenere la confisca dell’immobile e della sua superficie, quasi 26mila metri, al patrimonio dello Stato.
Hanno preannunciato, intanto, ricorso in Cassazione i proprietari dell’area – in testa la società Gaim – ai quali il 6 agosto scorso (come detto) ha dato torto, con diverse sentenze, il Consiglio di Stato che, contrariamente a quanto stabilito dal Tar nel 2014, ha attribuito al comune di Gaeta la proprietà dell’area e dell’ex stabilimento industriale solo perché c’era il rischio che venisse attuato un insediamento lottizzatorio di tipo privato.
Nicola Martino, storico socio Gaim ed ex proprietario della vetreria, ha definito “un furto di Stato ai danni di tre società private” le varie sentenze del Consiglio di Stato. Certo, ora la partita sembra riaperta e dopo dieci anni, crollo a parte, ancora non si vede la soluzione.