PIEDIMONTE SAN GERMANO – E’ sostenuta da un quadro probatorio molto ricco – spicca una pioggia di informative dei Carabinieri di Cassino e del comando provinciale di Frosinone – la richiesta di giudizio immediato del sostituto Procuratore Valentina Maisto accolta dal Gip del Tribunale di Cassimo Salvatore Scalera nei riguardi di Donatella Di Bona, di 29 anni, e del convivente Nicola Feroleto, di 48 ann, accusati dell’infanticidio del piccolo Gabriel, il bambino di 28 mesi strangolato nel primo pomeriggio del 17 aprile nelle campagne in località Volla a Piedimonte San Germano. Recependo l’istanza del magistrato titolare delle indagini, il Gip ha disposto che i due vengano ora processati direttamente davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino il prossimo 20 marzo dove dovranno difendersi dall’accusa, davvero pesante, di concorso in omicidio volontario aggravato. E, dopo l’ultima informativa dei Carabinieri del Capitano Ivan Mastromanno, sono state definite anche la dinamica ed il movente delll’infanticidio.
Nel corso di un litigio, dovuto alla richiesta dell’uomo di avere un rapporto sessuale con Donatella, “disturbato dal pianto del bambino, dapprima lo colpiva con un pugno al capo” e successivamente chiedeva l’intervento della compagna che soffocava Gabriel premendogli con forza la mano sulla sua bocca per svariati minuti così da non consentirgli di respirare”. Il Gip Scalera e, ancor prima la dottoressa Maisto nella sua richiesta di giudizio immediato, sostengono altri raccapriccianti elementi: mentre Gabriel moriva perché senza respiro, il papà rimaneva nell’”inerzia” – è il termine utilizzato dai due magistrati – e l’omicidio è avvenuto con l’aggravante dei futili motivi” solo perché mamma e papà volevano consumare un rapporto sessuale “ma non volevano sentire Gabriel piangere e lamentarsi”. Ora probabile che per la morte del piccolo Gabriel si svolgano due processi: Feroleto, difeso dall’avvocato Luigi D’Anna, chiederà di essere giudicato in Corte d’Assise, Donatella di Bona, assistita dagli avvocati Chiara Cucchi e Lorenzo Prospero, potrebbe optare invece per un rito alternativo come il giudizio abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica, istanza quest’ultima rigettata dallo stesso Gip Scalera unitamente all’incidente probatorio.
La richiesta di questo secondo collegio difensivo dovrà essere formalizzata entro i prossimi 15 giorni davanti il Gup del Tribunale di Cassino. In caso di rifiuto rimarrebbero alla difesa della donna le soluzioni di poter svolgere il processo con il rito abbreviato secco o davanti la Corte d’Assise. Il Gip e, ancor prima, la rappresentante della pubblica accusa hanno ancora definito in questa tragica e triste vicenda le parti offese: si tratta della nonna e dello zio materno del piccolo Gabriel, Rocca Di Branco e Luciano Di Dona che “prossimi congiunti” alla vittima. Questi due parenti avevano fatto parlare di loro negli ultimi giorni e settimane: nonna Rocca aveva chiesto ed ottenuto dalla Procura di tornare per la prima volta dal 17 aprile scorso nella sua abitazione per raccogliere alcuni oggetti personali e indumenti di prima necessità, al figlio Luciano – fratello di Donatella – era stato sequestrato il telefonino perché, secondo la ricostruzione della Procura, la sorella avrebbe utilizzato il suo dispositivo nei giorni e nei minuti antecedenti il delitto per inviare alcuni messaggi ad almeno tre uomini che, noti alle forze dell’ordine, non hanno mai avuto a che fare con questa vicenda.
E queste chat costituiscono l’ultima parte dell’informativa inviata dai Carabinieri e ora parte integrante del fascicolo processuale: naturalmente la fanno da padrone le perizie medico-legali e le consulenze disposte dalla Procura e realizzati dai Carabinieri dei Ris e dalla geologa forense Eva Sacchi sugli indumenti indossati il pomeriggio del 17 aprile scorso dal piccolo Gabriel e dai genitori e sulle tracce di terriccio rinvenute nelle due utilitarie di Feroleto, le intercettazioni telefoniche, i messaggi su face book, i tabulati del traffico telefonico, le registrazioni della chiamate all’Ares 118, le relazioni mediche stilate subito dopo il fatto, le video riprese effettuate sia nelle campagna della Volla che nei luoghi e strutture pubbliche (l’ospedale Santa Scolastica di Cassino) frequentati da Gabriel e dai genitori dalla mattina sino alle 13 circa del 17 aprile scorso (con gli scontrini relativi agli acquisti e alle transazioni effettuate) e le immancabili interviste televisive, almeno tre, rilasciate da Feroleto nei giorni successivi all’omicidio.
Saverio Forte