GAETA – Il comune di Gaeta non avrebbe potuto inviare gli avvisi di mora a tanti ignari cittadini per la regolarizzazione delle concessione dei loculi acquistati prima del 30 settembre 1988 per la sepoltura dei propri cari all’interno delle cappelle delle ex Confraternite e della Curia Arcivescovile presso il cimitero monumentale di via Garibaldi. A sancirlo con alcune sentenze è stato l’ufficio del giudice di pace che, condannando il comune alla restituzione di quanto indebitamente introitato, ha definito nullo il contratto di “Concessione uso loculo”. E’ una vicenda trentennale che ora potrebbe creare qualche grana alle traballanti casse del comune e provocare anche un indiretto danno erariale.
I cittadini acquirenti i loculi prima del 1988 direttamente dalla Curia (che all’epoca rinunciò a beneficiare del rinnovo delle concessioni cimiteriali) e, ancor prima, dalle ex Confraternite religiose hanno consolidato – come sentenziato da una sentenza numero 8804 della seconda sezione civile della Corte di Cassazione del 30 maggio 2003 – un diritto soggettivo reale perfetto assimilabile al diritto di superfice. Nello specifico se la concessione cimiteriale è antecedente all’entrata in vigore del Dpr 803 del 1975, anche se volturata dopo questa data, è da ritenersi perpetua (lo hanno ribadito due sentenze del Consiglio di Stato del 2002) mentre quella rilasciata dopo il 21 ottobre 1975 è a tempo determinato e ha comunque una durata di 99 anni. E, invece, il comune di Gaeta, nonostante queste precise disposizioni normative, ha imposto quella che il consigliere comunale d’opposizione della lista “Una nuova stagione” Emiliano Scinicariello chiama la “tassa del morto”.
L’ufficio del giudice di pace ha bacchettato il comune, costretto da una parte a restituire le somme indebitamente incassate ma – a quanto pare – ancora promotore dell’invio degli avvisi di mora a tanti cittadini ignari di queste precise disposizioni normative. Scinicariello in un’interrogazione, di cui chiede una chiarificatrice risposta da parte del sindaco Cosmo Mitrano ma anche dall’assessore alle politiche cimiteriali Lucia Maltempo e dal presidente del consiglio comunale Pina Rosato, sollecita ora di conoscere le modalità che “giustifichino il reiterarsi di questa prassi amministrativa che prefigura anche l’ipotesi del danno erariale”. In effetti il comune di Gaeta non ha mai deciso di impugnare le varie sentenze dell’ufficio del giudice di pace restituendo le somme per la concessione dei loculi che non gli erano dovute. Scinicariello non ha ancora avuto alcun tipo di risposta da parte dell’amministrazione comunale: “E’ necessario capire quali siano (e se vi siano) fondamenti giuridici sulla scorta dei quali il Comune di Gaeta ha chiesto queste somme ai suoi cittadini – ha dichiarato l’esponente di “Una nuova stagione” – In caso contrario ci sarebbe da ritenere che l’Amministrazione Comunale abbia provato a fare “cassa sul morto”, cosa in sé incommentabile, ancor più trattandosi di argomento su cui un po’ più di delicatezza non guasterebbe. La procedura sinora seguita appare frutto più di una pervicace volontà di “fare cassa” sul cimitero che di una serena definizione delle singole posizioni.
E’ stata imputata alle persone destinatarie delle notifiche del comune di Gaeta l’assenza del contratto di concessione, la cui mancanza – se c’è mai stata – è stata ascrivile esclusivamente all’assenza di disposizioni da parte di chi gestiva l’ente all’epoca e non alla volontà dei cittadini di sottrarsi agli adempimenti. Questi, in perfetta buonafede, hanno regolarmente pagato il loculo – ha concluso Scinicariello – ed ottenuto dal comune, senza condizioni, il regolare permesso alla tumulazione in caso di necessità.
Saverio Forte