FORMIA – Il centrodestra formiano deve farsi trovare pronto di fronte all’eventualità, numericamente realizzabile, di proporre una mozione di sfiducia nei confronti dell’attuale amministrazione comunale guidata dal sindaco Paola Villa. Ma tutte le sue articolazioni devono mostrare le loro carte sul tavolo, esternare le loro unità d’intenti per evitare di ripetere gli errori del 2017 quando l’allora gruppo consiliare di Forza Italia fu protagonista della politica dei due forni: formalmente minoranza ma a lungo provvidenziale scialuppa di salvataggio dell’amministrazione di centrosinistra del sindaco Sandro Bartolomeo sino alla determinazione di staccarle – con sei mesi di anticipo rispetto alla naturale conclusione del mandato – la spina.
Questi nuovi elementi sono scaturiti dal secondo “faccia a faccia” che alcune (ma non tutte) articolazioni del centro destra cittadino hanno deciso di svolgere, all’indomani di una seduta essenzialmente tecnica del consiglio comunale, presso la sede cittadina in via Tonetti della Lega Salviniana. Le dimissioni del secondo assessore della Giunta Villa, l’ex delegato ai servizi sociali Giovanni D’Angiò, hanno riproposto la necessità che il centro destra debba farsi trovato pronto di fronte all’eventualità in cui l’esperienza civica dovesse acuire le sue incertezze nella gestione dell’azione amministrativa. Un primo risultato politico, in effetti, è stato conseguito: è stato ultimato ad un anno e mezzo dalla disfatta elettorale alle ultime amministrative, il “disgelo” nei rapporti tra i due principali partiti dell’opposizione e dell’intero fronte conservatore – Forza Italia e Lega – ma la strada è ancora troppo lunga ed in salita prima di concludere una tappa pirenaica del Tour de France.
Non sono tutte rose e fiori e le previsioni sono state rispettate. Il tavolo era composto dal coordinatore comunale e dal capogruppo consiliare della Lega, Vittorio Pecorino e Antonio Di Rocco, da due dei tre consiglieri comunali di Forza Italia, Eleonora Zangrillo e Gianluca Taddeo (ha dato forfait per inderogabili impegni di lavoro Tania Forte) e dai capigruppo consiliari del Pd e dell’Udc, Claudio Marciano ed Erasmo Picano. Ma due sedie sono rimaste desolatamente vuote. Le avrebbero dovute occupare i due candidati a sindaco di area alle ultime amministrative, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo e l’ex deputato di Forza Italia Gianfranco Conte. Se il penalista – ora consigliere comunale e provinciale dei Fratelli d’Italia – aveva comunicato in mattinata alla consigliera Zangrillo la sua impossibilità a presenziare in considerazione dei suoi impegni professionali in Tribunale a Cassino (anche se alcuni messaggi whattsapp, stile indicazioni satellitari, giunti al vertice lo avevano “individuato” nel centro di Formia), Conte è stato politicamente più tosto: “Se mi dovete chiamare, fatelo sempre e non in base alle vostre convenienze”. Stop della telefonata giunta al capogruppo leghista Di Rocco.
Il cinque volte parlamentare azzurro ha fatto fatica a nascondere la sua delusione e amarezza per il fatto di non essere stato invitato lunedì sera al vertice a tre Forza Italia-Lega e Udc. A nulla sono servite le giustificazioni per il mancato invito al primo incontro: “Gianfrà, non ti abbiamo chiamato perché dovevamo innanzitutto chiarire ruoli e rapporti con Forza Italia – gli avrebbe detto il capogruppo della Lega – Ora che un’azione chiarificatrice è stata compiuta, questo tavolo ha bisogno anche della tua esperienza e del tuo contributo”. Sono state parole al vento perché Conte ha preferito tenersi lontano da via Tonetti dove un micro segnale (forse) è stato lanciato: dopo la manifestazione di piazza San Giovanni la Lega ha deciso di privilegiare un rapporto politico con lo storico alleato Forza Italia piuttosto che con una lista civica, quella di Conte, al cui interno ci sono esponenti che non vedono l’ora di tesserarsi con il carroccio (l’ex assessore alla cultura Udc Amato La Mura) o di partecipare, dopo aver avanzato una specifica richiesta, a questo tipo di incontri (l’ex vice sindaco Dem Maurizio Tallerini, reduce peraltro da una fugace trasferta alla Leopolda Renziana).
Conte intanto non ha più impegni parlamentari ma a Roma va un giorno sì ed un giorno pure. E’ stato confermato un suo incontro con il vice presidente della Camera Ettore Rosato, di Italia Viva. Il padre dell’attuale legge elettorale gli avrebbe proposto un ruolo di primissimo piano (la nomina a coordinatore regionale). Conte ha detto di no alla luce della sua venticinquennale militanza in Forza Italia ma si è dichiarato pronto a sostenerne localmente il movimento Renziano affiancandolo alla sua attuale lista civica “Formia con te”. Il centro destra vuole mostrare gli artigli all’amministrazione Villa ma non vuole mordere da solo. Venerdì ha invitato al suo incontro – la delegazione di Fratelli d’Italia era capitanata dal suo presidente cittadino, Gianni Carpinelli, che l’anniversario della “Marcia su Roma” l’ha festeggiato naturalmente in una trasferta a Predappiolo – un giovane uomo politico che prova l’orticaria quando gli si parla di Lega e dintorni.
Per permettere la partecipazione al capogruppo del Partito Democratico Claudio Marciano il vertice, che doveva essere serale, è stato anticipato all’ora dell’aperitivo perché alle 15 lo attendeva il primo treno per ripartire per Torino dove insegna all’università. Se la sindaca di Formia aveva promosso un primo punto di contatto con il neo segretario e con il neo presidente del Pd Cittadino, Luca Magliozzi e Gennaro Ciaramella, Marciano ha rivelato di aver partecipato “senza eccessivi problemi”, presso la sede cittadina della Lega, ad un secondo incontro con i colleghi del “carroccio”, di Forza Italia e dell’Udc per dar vita ad un nascente coordinamento consiliare delle opposizioni. Il capogruppo Dem ha confermato di essere pronto a prendere in mano una penna e, qualora si presentasse l’occasione, a firmare una mozione di sfiducia contro l’amministrazione della professoressa Villa perché “è tutt’altro che costruttiva nei confronti di Formia e delle istanze dei suoi cittadini” ma una sua ‘ricetta’ politica l’ha avanzata ai colleghi delle minoranze. A suo dire per mettere in difficoltà la maggioranza civica sarà di fondamentale importanza capire il suo reale orientamento su come intenda risolvere i problemi di Formia. Marciano ne ha citato diversi: il varo del piano urbano del traffico, il rilancio del commercio, la gestione e manutenzione degli spazi culturali (“a fronte di spese folli di una programmazione che non ha portato sinora nulla”).
La maggioranza – a suo dire – potrebbe andare in affanno nel momento in cui dovrà partorire una proposta per affrontare e risolvere questo o quel problema. E così che ha proposto agli partner delle minoranze di chiedere un consiglio comunale straordinario per discutere del futuro dei quasi 10 milioni di euro concessi dalla Regione e dal Ministero dell’Istruzione per la riconversione dell’istituto comprensivo “Vitruvio Pollione”. “Siamo maledettamente preoccupati perché il tempo passa e la maggioranza non ha una soluzione unitaria – ha aggiunto Marciano – su come investire quei finanziamenti. E se non fa in fretta ad elaborare e ad appaltare quei fondi rischia di restituirli per mera incapacità. Noi dobbiamo scongiurare questa eventualità, il Pd ha avanzato la sua fattibile proposta ed è “opportuno e giusto che se ne parli in consiglio. Ma a governare ci sono loro e loro devono dire e proporre cosa fare per rilanciare la funzionalità del sistema scolastico cittadino”.
Claudio Marciano, infine, ha ribadito come l’amministrazione comunale annaspi, sul piano politico, al suo interno. Per il capogruppo Dem il sindaco “deve ancora spiegarci perché dopo un primo assessore (Fulvio Spertini) ne ha perso un secondo (Giovanni D’Angiò). Entrambi hanno detto come sia venuto il rapporto fiduciario con la stessa sindaca ed un amministratore serio e responsabile – ha concluso – deve prenderne atto se è vero che il suo unico partito di riferimento sia…davvero Formia”.
Saverio Forte