SESSA AURUNCA – I Militari del Nucleo Mobile della Tenenza di Sessa Aurunca, nell’ambito dell’Operazione “30 Days Sea – Phase II” avviata nello scorso mese di ottobre in ambito internazionale dall’Interpol e finalizzata a contrastare le forme di inquinamento del mare causate da illeciti sversamenti nei corsi d’acqua dell’entroterra, hanno effettuato il sequestro di un’area di circa 20.000 mq ove risultavano stoccate circa 38.000 tonnellate di “PET COKE”, residuo altamente inquinante derivante dall’attività di trasformazione del petrolio, utilizzato come combustibile industriale.
L’attività di controllo eseguita ha infatti permesso di accertare l’illecito smaltimento, senza alcun filtraggio, delle acque di dilavamento dei piazzali e bagnatura dei cumuli di Pet-coke stoccati nel sito, gestito da anni da una società privata con sede legale in Roma.
In particolare, tali reflui, senza subire alcun trattamento di depurazione dalle sostanze inquinanti, venivano convogliati all’esterno dell’area di stoccaggio aziendale, direttamente in un canale del Consorzio Aurunco di Bonifica (denominato Papero bis) per poi sfociare nel vicino fiume Garigliano e, infine, in mare con grave danno per l’ecosistema marino.
Durante il controllo i Finanzieri intervenuti, verificato che le acque utilizzate per il lavaggio del carbone petrolifero venivano illecitamente smaltite, provvedevano a far eseguire ai tecnici della competente A.R.P.A.C. anche verifiche e campionamenti sia delle acque, connotate da intensa colorazione scura, sia del materiale fangoso di colore nero rinvenuti nel canale, così da stabilirne l’effettivo grado di contaminazione.
Nello stesso tempo l’intera area è stata sottoposta, d’urgenza, a sequestro preventivo ed il legale rappresentante della società con sede in Roma che ha la gestione del sito è stato deferito all’A.G. per violazione all’ art. 137 del T.U. ambientale (illecito scarico di acque reflue contaminate).
Successivamente, il competente G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel convalidare il sequestro del sito, ha disposto la rimozione del materiale ivi stoccato a cura della società titolare del deposito, così da evitare ulteriori danni all’ambiente circostante. Le relative operazioni di svuotamento sono tutt’ora in corso.
Anche questa attività testimonia l’impegno della Guardia di Finanza nell’individuazione di quelle imprese che, violando la legge, cercano di minimizzare illecitamente i costi di esercizio distorcendo le ordinarie dinamiche concorrenziali del mercato di riferimento e determinando, come in questo caso, un grave pregiudizio per l’ambiente e a danno della collettività locale.