VENTOTENE – Un’organizzazione di politici e imprenditori in grado, attraverso un sistema illecito, di pilotare l’affidamento ad aziende ‘preselezionate’ di opere e servizi mediante gare, promosse con il metodo della procedura negoziata indette solo da un punto di vista documentale, in quanto le imprese risultavano fittiziamente invitate solo per garantire la scelta precedentemente operata a favore di un determinato imprenditore. Con questa pesante ipotesi accusatoria la Procura della Repubblica di Cassino, attraverso il sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini, ha chiesto ed ottenuto dal Gup Domenico Di Croce il rinvio a giudizio – il processo inizierà il 7 maggio 2020 – per nove delle tredici persone che finirono indagate il 23 maggio 2017 – cinque di loro furono arrestate tra cui l’ex sindaco Geppino Assenso e l’ex assessore all’ambiente, spettacolo, sport e turismo dell’isola Daniele Coraggio – con le gravi ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, truffa aggravata, per l’erogazione di pubbliche forniture e abuso d’ufficio finalizzato alla realizzazione del “cosiddetto voto di scambio”.
La “pioggia” di eccezioni procedurali formalizzata dal nutrito collegio difensivo – composto dagli avvocati Macari, Bongiovanni, Scipione, Marangoni, Di Ciollo, Suppa e Cardillo Cupo – è stata respinta dal Gup Di Croce, soprattutto quella relativa al vincolo associativo che il Tribunale del Riesame aveva revocato subito dopo gli arresti compiuti dalla Guardia di Finanza nel “cuore” della campagna elettorale per l’elezione diretta del sindaco e per il rinnovo del consiglio comunale di Ventotene. Il Gup ha stralciato quattro capi di imputazione per l’avvenuta prescrizione e ha assolto l’ex sindaco Assenso perche il fatto non sussiste dall’accusa di falsità materiale, di aver presieduto una seduta di Giunta il 15 maggio 2015 che approvava una delibera contenente un atto di indirizzo propedeutico allo svolgimento di una gara d’appalto. All’udienza preliminare è stata formalizzata una sola costituzione di parte civile, quella della Regione Lazio per il fatto che i finanziamenti concessi non sono mai stati investiti. Si tratta di 500mila euro per la sistemazione della banchina del porto, di interventi di adeguamento di messa in sicurezza della zona portuale con la creazione di un punto di pronto soccorso; di 300 mila euro per il completamento della stazione marittima con annessi servizi e di 250 mila euro per la messa in sicurezza delle aree portuali tramite un impianto antincendio. La Regione Lazio è arrivata a tracciare una linea: il danno subito fu di 569mila euro perché, a fronte dei finanziamenti erogati, le opere oggetto di contributo furono sospese o, peggio, mai attuale.
Il magistrato titolare delle indagini, dopo due anni di accertamenti e verifiche ma anche di intercettazioni telefoniche ed ambientali, inviò i finanzieri della locale Brigata e i colleghi del gruppo di Formia per notificare cinque ordinanze ai “domiciliari” emesse, all’epoca, dal Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera. Le indagini delle Fiamme Gialle avrebbero portato alla luce un legame tra i due amministratori (l’ex sindaco Giuseppe Assenso, di 74 anni, e l’ex assessore Daniele Coraggio, di 37 anni), un dirigente del comune di Ventotene e due imprenditori dell’isola pontina. Un ‘modus operandi’ perpetrato per 5 anni, dal 2011 al 2016, attraverso bandi di gara costruiti ad hoc dall’ex capo dell’ufficio tecnico del comune di Ventotene Pasquale Romano, di 65 anni – con il beneplacito dell’ex assessore all’ambiente e turismo Coraggio – per consentire a due imprenditori isolani, Antonio Langella, di 45 anni, e Claudio Santomauro, di 65 anni, di vincere facile ed intascare finanziamenti regionali per lavori pubblici che, in alcuni casi, non sarebbero – come detto – nemmeno mai partiti. Un gioco delle parti in cui ognuno riceveva qualcosa in cambio: soldi facili alle ditte private, voti di scambio – ritennero gli inquirenti – utili all’ex sindaco Assenso nell’ultima tornata elettorale, quella del 2015, per riconfermarsi primo cittadino di Ventotene. Sette gli appalti truccati – secondo gli inquirenti – 100 mila euro circa il danno erariale alle casse comunali. Per questo fu inoltrata una informativa alla Procura regionale presso la Corte dei conti.
Le indagini dei finanzieri del gruppo di Formia e della Brigata di Ventotene appurarono come l’associazione a delinquere abbia continuato ad operare nonostante fosse ormai nota la posizione degli indagati nel procedimento penale che aveva visto l’allora capo dell’area tecnica del Comune, Romano, già destinatario di una misura di interdizione dai pubblici uffici. Le indagini permisero di appurare come, nel caso di gare caratterizzate dall’affidamento di servizi, Romano si premunisse, pur di garantire l’impresa affidataria ‘amica’, di non procedere alla stipula di alcun contratto nè, tantomeno, assicurare alla stazione appaltante gli introiti offerti per l’aggiudicazione, arrecando un danno erariale al Comune di Ventotene. Le laboriose indagini della Finanza hanno monitorato, per lo più, un insieme di gare indette nell’area del porto nuovo di Ventotene che hanno visto la realizzazione di opere nonché l’affidamento di servizi legati al turismo, la principale ed unica risorsa economica dell’isola. Gli accertamenti investigativi della Finanza, condivisi dal sostituto Procuratore Nomi Bulgarini, hanno riguardato ben 17 episodi, di diversa entità, per i quali sono finiti davanti il Gup, a vario titolo, Francesca Gargiulo, di Ventotene, di 35 anni; Raffaele Taliercio, di 38 anni, di Ventotene: di Francesco Coraggio, di 60 anni anch’egli di Ventotene; di Raffaele Di Gabriele, di 43 anni di Formia; di Luigi Cirillo, di 53 anni di Minturno; di Patrizio Quinto, di 42 anni di Lenola; di Giuseppe Cimino, di 65 anni di Monte San Biagio e, infine, di Catia Bianchi, di 47 anni di Frosinone. Le indagini della Guardia di Finanza vollero accertare se questa presunta ed illegale gestione di alcune opere pubbliche sulla seconda isola pontina abbia o meno goduto del supporto di altri soggetti anche perché sotto l’occhio del ciclone finì l’appuntamento elettorale del 2015 quando il sindaco Assenso fu rieletto per una manciata di voti ai danni di uno dei due ex aspiranti primo cittadino, il notaio di origini ventotenesi Gerardo Santomauro, poi eletto sindaco pochi giorni più tardi i clamorosi arresti, l’11 giugno 2017.
Un altro aspetto interessante della delicata operazione della Procura di Cassino riguardò il “dominus” dell’area tecnica del comune, Pasquale Romano: era stato interdetto dai pubblici ufficiali ma avrebbe continuato a far parte di questa organizzazione per promuovere procedure pubbliche “da realizzare per l’estate 2016 a vantaggio dei soggetti sodali compiacenti. Per la cronaca le ordinanze di custodia cautelare furono materialmente notificate all’ex sindaco Assenso e all’ex dirigente Romano – si trovavano presso le proprie residenze di Formia – agli imprenditori Langella e Santomauro e all’ex assessore Coraggio, raggiunti dai finanzieri a Ventotene. Promette battaglia ora l’agguerrito e folto collegio difensivo che, dopo aver ottenuto lo stralcio di quattro posizioni processuali, ha ora un altro obiettivo: superare il vincolo associativo che il Riesame non aveva riconosciuto dopo le ordinanze di custodia cautelare notificate dalle Fiamme Gialle.
Saverio Forte