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Sanità: soppressi i Punti di primo intervento, diventano Punti di assistenza territoriale

LATINA – E’ stata una delle ultime deliberazioni firmate il 31 dicembre scorso dal direttore generale dell’Asl di Latina Giorgio Casati. Reca il numero 1264 e l’argomento apparentemente potrebbe essere traumatico: la soppressione dal 1 gennaio 2020 dei punti di primo intervento nei comuni di Cisterna, Cori, Sezze, Priverno, Sabaudia, Gaeta e Minturno.

Il direttore generale della sanità pontina non ha fatto altro che disciplinare una riorganizzazione che, se non fosse stata effettuata, avrebbe provocato in sei centri della provincia di Latina la definitiva chiusura dei Ppi peraltro annunciata dalla conferenza stato regioni del 5 agosto 2014 (quella che riorganizzava la rete dell’emergenza prevedendo la trasformazione in postazioni medicalizzate del 118) e soprattutto dal decreto del Ministero della salute numero 70 del 2 aprile 2015 che adottava un regolamento per la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e qualitativi relativamente all’assistenza ospedaliera. Insomma la riorganizzazione dell’emergenza prevedeva la chiusura dei Punto di primo intervento.

La delibera del dottor Casati del giorno di San Silvestro sventa definitivamente questa sciagurata ipotesi. Prevede che dall’inizio dell’anno il personale, gli arredi e le tecnologiche informatiche ed elettromedicali in uso presso presso i sei Ppi della provincia di Latina sono presi in carico integralmente ed incardinate su base territoriale nelle Uoc dell’assistenza medica e specialistica afferenti al dipartimento di assistenza primaria. Insomma cambia solo un agronomico: i Ppi si trasformano in “Pat” punti di assistenza territoriale ma con un vantaggio funzionale enorme: il personale medico che li gestirà, almeno in una prima fase, sarà affiancato da quello ospedaliero che ha gestito sino al 31 dicembre i Ppi. Successivamente la gestione, tutta, sarà a carica dei distretti periferici che, a differenza dell’Asl centralizzata, vanta più risorse economiche per rilanciare e potenziare in periferia l’assistenza territoriale.

Lo prevede proprio la Regione secondo la quale il potenziamentro dei servizi territoriali deve integrarsi con le varie offerte inaugurate sul territorio come gli “Mmg”,gli “Ucp”, i “Ptp”, gli Ambufest, i “Cct”, gli ambulatori specialisti soprattutto le case della salute. La delibera numero 1264 del 31 dicembre scorso del dottor Casati, corredata dai pareri del direttore amministrativo aziendale e di quello sanitario Visconti, parla chiaro. Se non ci fosse stata la trasformazione dei Ppi “senza i dovuti e opportuni correttivi” nei sei comuni pontini ci sarebbe stata la perdita sul territorio di strutture “in grado di assicurare la risposta alle urgenzi minori di stretta competenza territoriale sia di tipo chirurgico (trattamento di traumi minori, ustioni, distorsioni, fratture minori composte) che medico (odontalgie gravi, coliche addominali, reazioni allergiche minori, crisi ipoglicemiche) con conseguente necessità – osserva il dottor Casati – di ricorso, in modo del tutto inappropriato,alla già intasata rete dell’emergenza ospedaliera”.

Il manager dell’Asl pontina fa una precisione politica in conclusione per evitare inutili fughe in avanti: “Sappiate che il programma di sviluppo dei servizi territoriali è stato presentato ai comuni nella conferenza locale sociale e sanitaria della provincia di Latina il 9 settembre scorso e nel corso della stessa riunione non sono state avanzate obiezioni da parte dei rappresentanti dei comuni”. Alla delibera è stato allegato il funzionamento gestionale dei”Pat” nella provincia di Latina del cui funzionamento l’Asl si è affidato ad una sue migliori professionalità a disposizione,il dottor Loreto Bevilacqua.

Saverio Forte

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