FORMIA – Fuori dal cast della prossima edizione del festival di Sanremo di quel “pseudo cantante” che “incita all’odio e alla violenza sulle donne”. La richiesta shock arriva da una realtà di provincia come Formia e a formalizzarla è stato un ‘cartello’ di associazioni che ha elaborato un durissimo documento che chiedere l’estromissione dall’organigramma della 70° edizione della rassegna canora di “Junior Cally, all’anagrafe del comune di Roma Antonio Signore, classe 1991, un trapper “dal curriculum assai discutibile” che affiancherà le due co-conduttrici di Amadeus. Le associazioni Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine, “Barba di Giove”, “Leggendarie”, “Diritti D’ Autore”, “L’Asino d’Oro”, “L’ Approdo”, “Mamma Margherita”, “Arte e Mestieri – Amici del Golfo”, “Formia Saharawi Onlus” e “Il Tempo nelle Mani” hanno esternate le loro perplessità sull’inopportunità della presenza di “Junior Cally” sul palcoscenico del teatro Ariston (e di conseguenza meritando la visibilità della televisione di Stato “per la quale i cittadini italiani pagano il canone”) in un esposto si fanno le pulci alla recente e contestata attività artistica del rapper romano.
I destinatari della lettera con cui si tenere lontano da Sanremo “Junior Cally” sono, tra gli altri, tra alcune delle massime cariche dello Stato e, nell’ordine, i presidenti della Repubblica, del Senato,della Camera dei Deputati e del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, il presidente ed il direttore generale della Rai, l’Agcom, la commissione parlamentare di Vigilanza e quella paritetica del Ministero dello sviluppo economico sulla Rai. I precedenti di “Junior Cally” non sono dei più entusiastici. In “Strega”, brano del 2017, il trapper romano cantava: “Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tro.. / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c’ho rivestito la maschera”.
Il video aggiungeva immagini alle parole: Gioia legata a una sedia con un sacco in testa mentre cerca inutilmente di liberarsi. “Si tratta di una oggettiva rappresentazione di una costrizione violenta e il racconto di un femminicidio. Peraltro non si tratta di un unicum nel repertorio di Junior Cally perché nei suoi testi “troviamo che la donna è rappresentata come oggetto di piacere o come trofeo tribale. Una donna verso cui rivolgere appetiti sessuali” – si legge ancora nell’esposto. In “Regola 1” si immagina di sottomettere Giusy Ferreri (la cantante), Greta Menchi (l’influencer), Elisabetta Canalis (l’ex velina). Altre frasi invece rientrano nel body shaming come quando canta “questa tipa, una balena» (in Cally Whale); oppure quando per insultare i rapper avversari li chiama «senza tette» (sempre da “Regola 1”), come se il valore di una donna si stabilisse in base alle sue misure. L’esposto, insomma, chiede al Mise, all’autorità sulle comunicazioni, la commissione Parlamentare di vigilanza nonché la Commissione paritetica del Mise sulla Rai per estrommere dal novero degli ospiti “lo pseudo cantante” perchè incita all’odio e alla violenza sulle donne. “Non si può consentire fama e notorietà e di conseguenza un rimando alle sue precedenti canzoni a chi, in spregio alla sofferenza di tante famiglie e orfani per femminicidi, avrebbero voluto assistere a Sanremo.
Il curriculum terribile ed incredibile di questo personaggio, che dovrebbe cantare sullo stesso palco dove hanno cantato Mia Martini, Fiorella Mannoia e tanti altri autori e autrici che si sono battuti contro la violenza sulle donne, è inquietante e non è tollerabile che un servizio di Stato avalli scelte politiche e discografiche non in linea con la sensibilità collettiva e con l’educazione al rispetto verso chi è diverso per sesso, razza, religione, orientamento politico. La presenza di questo cantante è uno schiaffo alla nostra Carta Costituzionale e ai principi fondamentali in essa sanciti”. Le associazioni Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine, “Barba di Giove”, “Leggendarie”, “Diritti D’ Autore”, “L’Asino d’Oro”, “L’ Approdo”, “Mamma Margherita”, “Arte e Mestieri – Amici del Golfo”, “Formia Saharawi Onlus” e “Il Tempo nelle Mani” avanzano, concludendo, un monito: “ Se chi è deputato al controllo non interverrà, saremo costretti a lanciare una campagna di boicottaggio del programma e di sospensione del pagamento del canone Rai oltre a rivolgerci all’Autorità Giudiziaria per l’accertamento di ipotesi di reato”. Perché Sanremo è sempre….Sanremo…
Saverio Forte