MINTURNO – L’ottenimento della derubricazione del reato, pesante, di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio in ricettazione si è trasformata in un’assoluzione per prescrizione a tre delle 27 persone indagate nel 2004 per aver costituito un’organizzazione specializzata nel furto, alterazione dei dati identificativi e nel successivo riciclaggio di auto di lusso rubate in tutta Italia.
Nel 2004 finirono nei guai Giovanni Nuzzo, di 65 anni, e Fabio Vozzolo, di 40 anni, entrambi di Minturno, accusati dai Pm della direzione distrettuale antimafia di Napoli di far parte di un’organizzazione che aveva il suo epicentro presso l’officina meccanica di Mondragone, sul litorale Domiziano. Qui venivano riciclate e riimmatricolate auto di gross cilindrata rubate, su commissione, in ogni angolo d’Italia. I fatti si svolsero tra il 2002 ed il 2004 e la gran parte delle persone coinvolte in questa delicatissima indagine decise di essere condannata con il rito abbreviato riportando condanne tra i cinque e i dieci anni di reclusione.
Nuzzo, Vozzolo e Gennaro Cascarino, di 47 anni di Mondragone, assistiti dagli avvocati Massimo Signore e Mariano Giuliano, vennero condannati con il rito ordinario dal Tribunale di Santa Maria Capua Vere a 4 anni e 10 mesi di reclusione. La svolta, positiva, nel corso del processo di secondo grado terminato in questi giorni davanti la sesta sezione penale della Corte d’appello di Napoli. I legali dei tre hanno prima ottenuto la derubricazione del reato di riciclaggio in ricettazione e così sono stati assolti per l’avvenuta estinzione del reato.
Gli avvocati Signore e Giuliano, soddisfatti per l’esito finale del dibattimento d’appello, non hanno fatto altro che chiedere l’applicazione di quanto sentenziato dal Tribunale del Riesame che, discutendo i ricorsi delle difese contro l’applicazione delle misure cautelari, qualificava già all’epoca – in assenza di ulteriori indagini di prove le condotte degli imputati ravvisando l’ipotesi accusatoria della ricettazione piuttosto che del riciclaggio e dell’associazione a delinquere.
Saverio Forte