SPERLONGA – Erano accusati, a vario titolo, di concorso in lottizzazione abusiva e abusivismo edilizio perchè, nell’ambito del discusso programma integrato di Sperlonga, avevano acquistato 21 autonomi appartamenti residenziali che non dovevano essere tali ma, in base alla concessione edilizia rilasciate nel 2003, dovevano far parte di un’unica struttura alberghiera nella parte bassa del borgo saraceno. Per quello illegittimo mutamento della destinazione d’uso nell’ottobre 2014 arrivarono i Carabinieri che, su disposizione del sostituto Simona Gentile, sequestrarono il cantiere edile appena aperto.
La Procura ha sempre contestato l’applicazione, difforme, della concessione edilizia numero 71/2003 circa l’illegittima trasformazione della destinazione d’uso dei preesistenti alloggi ricettivi alberghieri in 21 mini appartamenti residenziali, 11 al piano terra rialzato e 10 al primo piano per una superfice residenziale di 860 metri quadrati ed un volume rilevante ai fini edificatori di 2584 metri cubi, oltre ad un piano sottotetto di 300 metri quadrato al cui interno sarebbero dovuto essere realizzati 10 vani deposito annessi tramite scale interne alle sottostanti abitazioni al primo piano. I sigilli vennero apposti anche per altre ragioni, una delle quale prevedeva che il cambio di destinazione d’uso sarebbe dovuto essere certificato dall’approvazione di una variante al Piano regolatore generale del comune di Sperlonga. Cosa mai avvenuta. Lo stesso programma integrato di Sperlonga non prevedeva la destinazione d’uso residenziale, il frazionamento del lotto e dell’edificio in singole ed autonome porzioni immobiliari. In più le legge regionale 21/2009 (il piano Casa) non ammetteva l’esecuzione di interventi di mutamento della destinazione d’uso su immobili “ab origine” abusivi e, comunque, subordinava l’esecuzione dei cambi d’uso riguardanti superfici superiori a 500 metri quadrati previo l’indizione di un’apposita conferenza dei servizi non risultando ammissibile la procedura della Scia, strumento invece, utilizzato dalla società proprietaria del cantiere di Sperlonga, la “Immobildì srl”. La Procura aveva inoltre accertato come le iniziali opere edilizie fossero state eseguite in assenza della prescritta autorizzazione ambientale (l’immobile ricade all’interno di un’area vincolata sul piano paesaggistico) e la violazione della legge regionale numero 13/2009 (quella sul recupero abitativo dei sottotetti) che non ammetteva l’esecuzione di opere su sottotetti “come quello in esame”, la cui costruzione, iniziata il 17 giugno 2010, avveniva nonostante si trattasse di un piano non previsto dalla concessione edilizia 71/2003 e mai interessato da alcun permesso a costruire.
Il sequestro avvenne perchè – secondo la stessa autorità giudiziaria – venne attuato una notevole incremento del carico urbanistico nella parte bassa di Sperlonga in contrasto con il permesso rilasciato 17 anni fa. Furono indagati, tra gli altri, due dirigenti del settore urbanistica del comune di Sperlonga, Massimo Pacini e Antonio Feola, ma anche Raffaele Iuliano, inizialmente amministratore della “Truglia srl”, società che aveva venduto l’ex albergo alla “Immobildì” (diventando amministratore di fatto e di diritto), ma anche della “Idea srl”, la ditta esecutrice dei lavori del cambio di destinazione d’uso da turistico-ricettivo a residenziale che di quelli di trasformazione del piano sottotetto in abitabile.
A distanza di cinque anni e mezzo dall’apposizione dei sigilli e dalla notifica di ben 28 avvisi di garanzia – molti dei quali acquirenti dei 21 mini appartamenti – è arrivata la sentenza di proscioglimento da parte del giudice monocratico del Tribunale di Latina Francesco Valentini. E’ un provvedimento per certi versi storico perchè, su richiesta del nutrito collegio difensivo (composto dagli avvocati Franesco Di Ciollo, Luca Scipione, Vincenzo Di Vaio Giuseppe Stellato, Domenico Oropallo, Giovanni Lauretti, Raffaele Costanzo e Mario Iodice), è stata applicata per la prima volta in provincia di Latina la sentenza numero 2 del 2020 delle sezione unite della Corte di Cassazione del 30 gennaio scorso. Una sua informativa provvisoria ha sancito che nel momento in cui è maturata la prescrizione nel corso processo di primo grado il giudice nella prima udienza utile deve sospendere il dibattimento, prosciogliere per avvenuta prescrizione gli imputati e sospendere l’iter della confisca del cantiere sequestrato. Il giudice Valentini ha preso atto di queste disposizioni della Suprema Corte e, prosciogliendo i 28 indagati, ha revocato il sequestro del cantiere edile che dunque potrà riaprire…un giorno… i battenti.
Saverio Forte