FORMIA – Raccogliere e riunire, per quanto sarà possibile, tutti i cocci di un vaso rotto il 9 marzo 2012 con i sigilli apposti dai Carabinieri della Compagnia di Formia e dal Nipaf della Guardia Forestale con le accuse di lottizzazione edilizia e abusivismo edilizio. La famiglia Paone si è imposta questo imperativo dopo la decisione della terza sezione della Corte di Cassazione di annullare “senza rinvio” l’ordinanza del 19 luglio scorso del primo collegio penale del Tribunale di Latina del sequestro, ai fini della confisca, dello storico pastificio di piazza Risorgimento. Lo stabilimento fondato nel 1878 è tornato, dunque, nella disponibilità della società proprietaria, la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, che – come ha dichiarato il suo portavoce, Erasmo Paone – “abbiamo vinto, quasi otto anni, la prima battaglia, ora ce ne aspettano delle altre da compiere”.
E’ pronto uno staff di consulenti per verificare le varie ipotesi sul tappeto per rendere fruibile l’ex sito produttivo che, grazie ad un permesso a costruire del 2008 rilasciato dal comune di Formia, sarebbe dovuto diventare un centro commerciale e direzione. E la logica della “Domenico Paone fu Erasmo spa” era la seguente: i proventi derivanti dai canoni di locazione sarebbero dovuti servire per ammortizzare i costi per la realizzazione del nuovo pastificio nella zona industriale nella zona industriale di Penitro a Formia. La famiglia Paone, tra i primi adempimenti, sarà chiamata ad instaurare una trattativa con la “Credem”, l’istituto di credito emiliano che erogò quasi dieci anni fa un mutuo di sei milioni di euro per i lavori di realizzazione di riconversione dell’ex stabilimento di piazza Risorgimento.
La “Credem” vanta un’ipoteca di primo grado sulla storica struttura e sarà un onere della famiglia Paone avviare una transazione bonaria dal momento che l’ex pastificio,essendo sinora sotto sequestro, non è finito nel concordato preventivo chiesto ed ottenuto dal 2015 dalla ”Domenico Paone fu Erasmo spa” dal Tribunale di Cassino. La Corte di Cassazione, restituendo l’ex opificio ai legittimi proprietari, ha applicato la sentenza numero 2 del 30 gennaio 2020 delle sezioni unite della stessa Suprema Corte in base alla quale nel momento in cui è maturata la prescrizione nel corso processo di primo grado il giudice nella prima udienza utile deve sospendere il dibattimento, prosciogliere per avvenuta prescrizione gli imputati e sospendere l’iter della confisca del cantiere sequestrato.
Se la terza sezione della Cassazione ha provveduto ad ottemperare a quest’ultima disposizione, dei primi due obblighi si accollerà il Tribunale di Latina il prossimo 4 marzo quando riprenderà il processo legato al “Sistema Formia”, l’inchiesta giudiziaria che, secondo la Procura della Repubblica di Latina, avrebbe smascherato l’esistenza di un’organizzazione in grado di gestire e pilotare, dal 2008 al 2012, appalti, incarichi e concessioni grazie alla ipotizzata “commistione” tra politica, imprenditoria e l’apparato burocratico del comune di Formia. La famiglia Paone dovrà verificare con i suoi consulenti la validità o meno, distanza di quasi 12 anni, delle procedure amministrative avviate dal comune di Formia che culminarono con il rilascio del permesso a costruire del 2008, poi finito nel mirino del sostituto procuratore Giuseppe Miliano.
Ma il terzo compito da definire è la futura destinazione dell’ex stabilimento industriale che, dopo otto di completo abbandono, richiede importanti investimenti almeno per la sua immediata messa in sicurezza. Intanto i problemi non mancano neppure nel nuovo sito di Penitro. La “Domenico Paone spa” dell’imprenditore Octavio Alejandro Quentin, che il 3 ottobre scorso con un bonifico in saldo di oltre due milioni e 600mila euro (l’acconto iniziale versato fu di 284mila euro) ha prelevato il ramo d’azienda del pastificio Paone, è in ritardo nel pagamento di alcune mensilità del fitto mensile di 15mila euro. Lo ha confermato lo stesso liquidatore giudiziale Maurizio Taglione. L’imprenditore italo argentino ha dovuto far fronte ad alcune impreviste spese di impermeabilizzazione del tetto del nuovo sito produttivo a causa delle numerose ondate di maltempo verificatesi lo scorso dicembre. Si tratta di spese che dovrebbe accollarsi la nuova proprietà dello stabilimento, la Corex srl di Battipaglia, che dovrà attendere lunedì 24 febbraio quando ci sarà, presso uno studio notarile di Salerno, la firma del rogito. Questo secondo passaggio delle consegne ha dovuto attendere alcuni tempi tecnici dopo che è diventata inappellabile, a fine ottobre, la sentenza del Tar che aveva dato ragione al liquidatore giudiziale Taglione contro la delibera del consiglio d’amministrazione del Consorzio di sviluppo industriale, la numero 27 del 25 marzo scorso, con cui era stato avviato il procedimento amministrativo finalizzato all’esproprio dei capannoni del nuovo pastificio alle stesse condizioni economiche con cui era stata aggiudicata la vendita alla società salernitana.
Saverio Forte