MINTURNO – “Il comprensorio Archeologico dell’antica Minturnae, il Ponte borbonico, l’attraversamento del territorio da parte della Via Appia sono troppo importanti per lasciare che sulla riva destra del fiume Garigliano prenda forma uno sviluppo ‘a casaccio'”. Lo dichiara il deputato del Movimento 5 Stelle Raffaele Trano, che interviene sulla recente sentenza del Tar che ha dato il via libera alla costruzione di una centrale biogas nelle vicinanze dell’area archeologica a ridosso del fiume Garigliano.
“La presenza di beni culturali ai confini della Campania – prosegue Trano – contrasta radicalmente con il progetto di realizzare una centrale a biogas. Esiste una relazione della Provincia di Latina che considera sfavorevolmente le emissioni odorigene che un impianto del genere potrebbe causare, considerando la vicinanza del teatro e della programmazione annuale degli spettacoli, nonché le attività ricettive e di produzione di prodotti tipici locali. E’ giunto il momento di dire chiaramente che tipo di sviluppo si immagina per quest’area, perché l’uno esclude l’altro. Se si vuole davvero rilanciarla non si possono tenere i piedi in due scarpe.
Non è possibile lasciare sulle spalle di una sentenza della giustizia amministrativa, peraltro appellabile, la responsabilità di mettere in discussione la fruizione di un patrimonio che ha oltre duemila anni di storia. La concentrazione di una o addirittura più centrali, potrebbero bloccare per sempre il faticoso tentativo di risalire la china e restituire a questo territorio la sua forte identità culturale.
Pertanto ho chiesto alla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio della Regione Lazio ed alla sottosegretaria al Mibact Orrico, ognuna per le proprie competenze, di appellare la sentenza del Tar, considerando anche i continui ritrovamenti archeologici.
Ho sollecitato la ripresa dell’iter per l’inserimento del sito tra quelli classificati dall’UNESCO ‘patrimonio dell’Umanità’, di dare definizione ai progetti relativi alla Via Appia “Regina Viarum”, ma soprattutto procedere a valutare la possibilità di estendere il vincolo archeologico alle aree adiacenti il comprensorio, per un raggio pari almeno alla distanza tra lo stesso ed i resti dell’acquedotto romano, in tutte le direzioni (o anche oltre, naturalmente sulla base di valutazioni e pareri in primo luogo della Soprintendenza stessa), salvaguardando ovviamente le attività già esistenti.
Mi auguro che anche il sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli e la sua amministrazione comunale prendano una posizione politica chiara sull’argomento. Gli attivisti del M5s di Minturno lo hanno già fatto da parecchio tempo!”