SPERLONGA – Ergastolo. Con questa richiesta shock del Procuratore generale è entrato nel vivo il processo d’appello bis per la morte della responsabile dell’ufficio postale di Sperlonga, Anna Lucia Coviello, la donna di 63 anni, deceduta il 16 giugno 2016 per le numerose fratture al cranio e per la vasta emorragia celebrale riportate in seguito alla lite avuta lungo le scale del vicino parcheggio multipiano con la collega Arianna Magistri.
Il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto al termine della sua durissima requisitoria la condanna del carcere a vita per la Magistri ravvisando le gravi ipotesi accusatorie di omicidio volontariato e di stalking, le stesse avanzate anche dalla parte civile attraverso l’avvocato Dino Lucchetti. Il secondo processo d’appello continuerà il prossimo 20 marzo quando potrebbe arriverà anche la sentenza, molto attesa dopo che la Corte di Cassazione l’11 luglio scorsi aveva annullato la sentenza di secondo grado e rinviato gli atti alla Corte d’Assise d’Appello, in diversa composizione, per un nuovo giudizio. La prima sezione penale della Suprema Corte aveva accolto un ricorso presentato dai legali di parte civile e dal Procuratore generale presso la Corte D’appello avverso la condanna a 6 anni di reclusione inflitta alla Magistri dai giudici di secondo grado il 28 giugno 2018.
Oltre a definire non congrua la condanna a sei anni di carcere per l’impiegata di Formia dell’ufficio postale di Sperlonga, avevano contestato la derubricazione del reato di omicidio volontario in preteretenzionale. Nel primo processo d’appello alla Magistri era stata ridotta a poco più di un anno la condanna da 16 a 6 anni comminata il 28 aprile 2017 dal Gup del Tribunale di Latina Mara Mattioli al termine del rito abbreviato a fronte dela requisitoria dell’accusa che aveva chiesto per la Magistri 28 anni di reclusione quando la donna fu poi assolta anche dal reato di stalking. Secondo la ricostruzione della Procura e, ancorprima dei Carabinieri, quella tra le due donne non fu una lite come tante.
Al termine del proprio turno di lavoro la Magistri avrebbe aggredito dopo mesi e mesi di scontri e atteggiamenti conflittuali la collega, originaria di Castelforte ma residente a Terracina, facendole rovinare lungo una scala. La signora Coviello riportò diverse fratture al cranio e una vasta emorragia e morì all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina dopo un’agonia durata una settimana. La difesa della Magistri, rappresentata dagli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Ivan Lo Castro, ha sempre sostenuto che la Coviello è rimasta vittima di una caduta accidentale.
Saverio Forte