ITRI – Sono tutti regolari gli atti deliberativi approvati dalla Giunta Municipale di Itri all’indomani – lo scorso autunno – del consigliere comunale di maggioranza Andrea Di Biase. L’esponente di Forza Italia ha fatto bene a rimanere al suo posto svolgendo l’incarico di vice sindaco e di assessore all’urbanistica. E, pur dimettendosi dall’incarico di consigliere comunale, non ha inficiato la sua permanenza nell’esecutivo del sindaco Antonio Fargiorgio. Tutt’altro. A metterlo nero su bianco è direttamente la seconda area del Ministero degli Interni, quella di “raccordo con gli enti locali e consultazioni elettorali”, che, dopo tre mesi, attraverso la Prefettura di Latina, ha reso noto il suo parere dopo i dubbi sollevati a più riprese dall’ex delegata agli Affari generali del comune aurunco, l’avvocato Vittoria Maggiarra.
Il Viminale non ha fatto altro che confermare quanto previsto dagli articoli 47 e 64 del decreto legislativo 267/2000, il testo unico degli enti locali, che prevede come nei comuni con popolazione inferiore ai 15mila abitanti “non essendovi una incompatibilità strutturale tra la carica di consigliere comunale e quella di assessore nella rispettiva Giunta, “il consigliere comunale nominato assessore può effettuare un’autonoma scelta nel senso di dimettersi dalla carica di consigliere nell’intento di dedicarsi in via esclusiva all’impegno richiesto dall’espletamento dell’incarico assessorile senza che tale comportamento integri alcuna violazione”. Insomma secondo il Prefetto di Latina Trio e, ancor prima, lo stesso Ministero degli Interni “le dimissioni dalla carica di consigliere non determinano automaticamente il venir meno della carica di assessore interno, salvo la diversa volontà di quest’ultimo o un espresso atto di revoca da parte del sindaco”.
Le dimissioni del consigliere Di Biase – avevano l’avvocato Maggiarra e, più complessivamente, le stesse minoranze – avrebbero invalido l’efficacia e la legittimità di tutte le delibere della Giunta perché l’esponente di Forza Italia avrebbe dovuto lasciare la Giunta per essere nominato con un nuovo decreto da parte del sindaco di Itri Antonio Fargiorgio. Una tempesta in un bicchier d’acqua quando le stesse minoranze avevano ipotizzato, a torto, profili di un possibile danno erariale in ragione della corrisposta indennità assessorile. Il sindaco Fargiorgio aveva già avuto modo di spiegare sia in un Consiglio comunale che in una riunione della Commissione Bilancio come non fosse percorribile la soluzione interpretativa addotta dalla minoranza, poggiando le due cariche su presupposti normativamente diversi, essendo una di natura elettiva (consigliere comunale) ed una di natura fiduciaria in quanto di derivazione sindacale (assessore). Sullo stesso argomento Fargiorgio aveva chiesto un autorevole intervento interpretativo della Prefettura e quindi del Ministero, al pari della consigliera Maggiarra, uscita dalle fila della maggioranza e passata all’opposizione, che aveva fatto di questo caso un terreno di battaglia politica.
“Non ho mai avuto dubbi sul fatto che le dimissioni da consigliere dell’architetto Di Biase non si estendessero alla carica assessorile, trattandosi evidentemente di incarichi diversi e soprattutto ben sapendo, da operatore del diritto, che le norme che riguardano i casi di ineleggibilità, decadenza, revoca della carica di assessore siano da considerarsi di stretta interpretazione e quindi applicabili alle sole ipotesi espressamente contemplate e previste dalla legge. E l’ipotesi contestata dalla consigliera di minoranza non rifletteva alcun caso previsto dalla legge. Tutto qui”. Il Sindaco ha poi precisato di voler guardare avanti e di non voler perdere altro prezioso tempo in polemiche inutili e pretestuose, essendo obiettivo della sua squadra di governo quello di operare nell’interesse della comunità itrana.
“Mi fa piacere – ha concluso l’avvocato Fargiorgio – che gli organi preposti leggano ed interpretino correttamente le norme così come facciamo noi. E pensare che ci vengono, chiaramente a questo punto in maniera totalmente infondata, lanciate accuse di incompetenza, di illegalità, di illegittimità degli atti. Ma alla fine i fatti dicono tutt’altro e ci danno ragione ed ulteriore entusiasmo di operare per il bene di Itri e non per meri interessi personali, che non ci appartengono”.
Saverio Forte