FORMIA – Ormai prossimo alla prescrizione, il processo legato al “Sistema Formia”, l’inchiesta giudiziaria che, secondo la Procura della Repubblica di Latina, avrebbe smascherato l’esistenza di un’organizzazione in grado di gestire e pilotare, dal 2008 al 2012, appalti, incarichi e concessioni grazie alla ipotizzata “commistione” tra politica, imprenditoria e l’apparato burocratico del comune di Formia, merita un’integrazione di natura… linguistica.
La prima sezione penale del Tribunale di Latina – presidente Gianluca Soana, giudici a latere Fabio Velardi e Elisa Artuso – ha deciso che merita un supplemento di indagini la trascrizione delle chilometriche intercettazioni telefoniche ed ambientali di oltre 26 ore disposte all’epoca dalla Procura ed effettuate dal perito fonico Nadia Fratarcangeli. Gli interlocutori parlano al telefono utilizzando un dialetto talmente stretto che il Tribunale ha deciso ora di nominare il prossimo 15 aprile un altro consulente che traduca le intercettazioni dal formiano in… italiano. Riguardano due dei tre capi d’imputazioni “superstiti” rispetto alla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano con lo stesso capo d’imputazione: concussione.
Sono imputati per questo reato l’ex dirigente ed ex assessore all’urbanistica e vice sindaco del comune di Formia, Roberto Guratti e Benedetto Assaiante. Lo sono stati anche l’ex consigliere comunale del Pdl Totò Calvano e l’ex sindaco di Formia Michele Forte, prematuramente scomparsi. Uno dei capi d’imputazione riguarda la vendita al comune di un appartamento confinante la torre di Castellone per il quale finì nei guai nell’ambito del Sistema Formia il compianto Senatore Forte. Tra i banchi degli imputati ci sono al momento ancora 13 dei 18 indagati iniziali (assistiti dagli avvocati Daniele Lancia, Francesco Ferraro, Luca Scipione, Vincenzo Macari, Lino Magliuzzi, Mattia Aprea, Antonio Fargiorgio, Andrea Di Croce e Renato Archidicono) con le accuse di concussione, abuso e omissione d’ufficio e peculato nell’esercizio delle loro funzioni. Ma un’ulteriore scrematura sarà effettuata in occasione dell’udienza del 15 aprile quando il presidente Soana deciderà se prosciogliere o meno per avvenuta prescrizione i tanti indagati sotto processo sia per la riforma del reato di concussione che per quello di lottizzazione abusiva relativamente alla riconversione dello storico pastificio Paone di piazza Risorgimento in un centro commerciale e direzionale.
L’ex stabilimento grazie ad una recente sentenza della Corte di Cassazione è stato dissequestro definitivamente e a giorni sarà materialmente consegnato alla società proprietaria, la “Domenico Paone fu Erasmo spa”, il cui ex amministratore unico, Stefano Paone, ha annunciato importanti dichiarazioni su un’inchiesta giudiziaria che nel corso del tempo ha decapitato un’intera classe politica. Una curiosità, infine. Nell’udienza di mercoledì la pubblica accusa era rappresentata dal sostituto procuratore Martina Taglione, la figlia del commercialista di Arpino Maurizio nominato dal Tribunale di Cassino liquidatore giudiziale nell’ambito del concordato preventivo concesso nel 2015 proprio alla “Domenico Paone fu Erasmo spa”.
Saverio Forte