LATINA – Pietro Dimiccoli, pilastro portante del Comando provinciale Carabinieri di Latina, ha indossato oggi il grado di colonnello (era prima Tenente Colonnello). E’ il meritato coronamento di una lunga e brillante carriera, ma coincide con altri due momenti importanti nella vita dell’ufficiale: ha compiuto ieri 60 anni, e il 18 prossimo andrà in congedo, appunto per “limiti d’età”.
Toccante la lettera di commiato scritta dal Comandante provinciale Gabriele Vitagliano, che riportiamo di seguito.
Viene dalla gavetta, Dimiccoli. Ha cominciato il suo servizio da carabiniere semplice nel 1980, alla stazione di maranello. Distintosi per preparazione, viene subito promosso sottufficiale: lo ritroviamo vice brigadiere, due anni dopo, nelle stazioni di Roma. Ha una rara capacità: farsi benvolere con garbo e signorilità, una dote importante per un carabiniere che lavora “tra la gente per la gente”; nel 1987 passa così al reparto operativo di Roma, massimo organismo investigativo della Capitale. Sono anni difficili e i rapporti con gli organi di stampa risultano frenetici, complessi, talvolta tesi: l’arma li affida a lui. E’ una scelta vincente: carabiniere e giornalista (è iscritto all’albo dei pubblicisti) sa capire le esigenze di ambo le parti; sempre presente e disponibile, fornisce le risposte giuste al momento giusto.
Ma dimiccoli sa guadagnarsi un nuovo salto di carriera: diventa ufficiale e da tenente, trascorso un periodo a Bologna, torna a Roma, a comandare la sezione motociclisti. Qui si rende protagonista di un’epica ricerca: per le strade della capitale si aggira infatti uno spietato e imprevedibile assassino, capace – come i “cattivi” hollywoodiani – di vivere con i senzatetto, spostarsi con auto rubate e sparare a chiunque lo intralci, silenzioso come un’ombra e letale come un lupo. E’ Luciano Liboni, soprannominato appunto “Il Lupo”. Dimiccoli si dedica al certosino lavoro di distinguere i falsi avvistamenti dai veri, prevedere gli spostamenti del criminale, attenderlo al varco; paziente e determinato quanto l’avversario, invia i suoi motociclisti in giro per la città a cercarlo. La pervicacia paga: il 31 luglio 2004 Liboni viene raggiunto al Circo Massimo. Prende in ostaggio una turista e spara all’impazzata; ferito, morirà durante il trasporto in ospedale.
Ma il luogo di lavoro, per un ufficiale dei carabinieri, è l’Italia intera. Da Roma Dimiccoli va a comandare la compagnia di Lecco, dove conosce Daniela, l’amore della sua vita, inaspettato come in un romanzo. Torna a roma, al Comando generale, non a caso all’ufficio che gestisce i rapporti con la stampa. Va poi a Frosinone, per cinque anni Comandante della compagnia.
Nel 2013 arriva a Latina, vice comandante del comando provinciale. Anche qui si distingue immediatamente per le doti di serietà, preparazione e umanità, riscuotendo unanime considerazione fra le autorità civili, militari ed ecclesiastiche, i componenti delle altre forze di polizia, gli esponenti della stampa, le istituzioni scolastiche, gli imprenditori e i comuni cittadini.
Così è giunto al traguardo del grado di Colonnello, lui partito da semplice carabiniere, chiudendo la sua carriera nel silenzio di una situazione nuova, imprevista e spersonalizzante: l’emergenza epidemiologica, che mette a dura prova proprio quei rapporti umani su cui egli tanto ha investito, nella vita personale come in quella professionale. Ma i carabinieri devono “esserci”, anche in questo difficile momento.
Talvolta l’Arma dei carabinieri solleva un attimo lo sguardo dalla routine del lavoro quotidiano, e scopre di essere una famiglia: è con questi sentimenti che ringrazia e saluta il colonnello Dimiccoli, protagonista silenzioso “della fedeltà immobile e dell’abnegazione silenziosa”, come cantava D’Annunzio cent’anni fa.