GAETA – Il rischio c’è, è fondato anche se i diretti interessati, almeno per il momento, non lo vogliono prendere in considerazione: il blocco del trasferimento e della tumulazione delle salme dei pazienti vittime del Covid 19. Salvatore Salemme è un apprezzato imprenditore di Gaeta nel settore delle onoranze funebri e, in qualità di segretario nazionale dell’”Efi”, un’associazione, la più importante e prestigiosa in campo nazionale, che raggruppa l’eccellenza funeraria italiana, ha lanciato un monito: non possiamo più continuare ad operare senza un’adeguata scorta dei dispositivi di protezione individuale.
Non si tratta delle tradizionali e reclamizzate mascherine ma di speciali attrezzature preventive contro il contagio, realizzate da poche imprese specializzate, hanno come priorità di distribuzione gli operatori sanitari, il personale della protezione civile e, poi, quello delle onoranze funebri. L’impresa di Salvatore Salemme continua a svolgere il proprio delicato ed importante ruolo, sociale e sanitario, solo perché ha acquistato da una multinazionale americana questi costosissimi disposizioni di protezione. Ora la loro mancanza potrebbe bloccare anche nel sud pontino e sul territorio del Basso Lazio il triste svolgimento degli interventi di trasferimento e seppellimento delle salme.
Da qui la richiesta del segretario nazionale di Gaeta dell’Efi, cui si è affiancata la “Federcofit”, la federazione del comparto funerario italiano, inviata al capo della protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, che in qualche maniera ha un collegamento con il sud pontino essendo originario di Santi Cosma e Damiano, di avere accesso ad un canale distributivo dedicato che, pur tenendo conto delle necessarie priorità del settore sanitario, garantisca anche agli Operatori Funebri italiani la possibilità di adempiere nella massima sicurezza per l’intera collettività ai propri compiti e alle proprie funzioni.
L’”Efi”, inoltre, ha chiesto all’Asl di Latina di avere la disponibilità – così come prevede l’articolo 8 della legge 285/90 – di un elettrocardiografo che possa accertare immediatamente il decesso di una persona colpita dal Covid 19. Attendere il termine canonico delle 24 ore potrebbe essere – secondo le onoranze funebri aderenti all’Efi – una possibile fonte di contagio e i tempi dilatati potrebbe rendere ancor più triste, sul piano umano, il rito del seppellimento per i familiari del paziente deceduto.
“Ci troviamo nella condizione in cui fra pochi giorni non saremo più nelle condizioni di intervenire e di operare perché termineremo le scorte – ha commentato Salemme – Da quel momento non potremo più garantire gli interventi, che si tratti di Covid19 o meno. Non potremo esporre operatori e dipendenti a situazioni con altissime potenzialità di rischio”.
La presa di posizione, a livello locale, di Salemme è stata concordata con il referente campano dell’”Efi”, Gennaro Tammaro, che anche sulla stampa nazionale aveva lanciato un appello a fare in fretta: “Stiamo assistendo a donazioni di mascherine a tassisti, impiegati statali e detenuti. Tutto bene ma non si dimentichi che per gli operatori del comparto funebre è davvero elevato..” Salemme è in stretto contatto con molti imprenditori del settore delle onoranze funebri, lombardi e veneti. Soprattutto aveva condiviso quanto dichiarato da Antonio Ricciardi, un associato di prima piano dell’”Efi” e presidente della categoria Onoranze Funebri della “Lia” – Liberi imprenditori associati – di Bergamo, che aveva rilasciato la seguente dichiarazione: “Dopo aver più volte lanciato l’allarme, siamo chiamati a fare l’unica scelta responsabile per il bene della collettività. Abbiamo dato tutto quello che potevamo sul campo, ogni giorno e ogni notte, perdendo anche amici e colleghi. Vorremmo fortemente continuare con lo stesso impegno, ma in assenza di un intervento delle istituzioni, per noi la priorità è difendere la cittadinanza, della quale anche noi facciamo parte. Chi oggi fa annunci sul garantire il servizio senza protezioni o controlli è un irresponsabile, o non ha ben chiaro a quali pericoli sta esponendo tutta la collettività. Non si tratta di garantire o non garantire un servizio. Si tratta di non contribuire alla diffusione di un virus che sta uccidendo centinaia di persone. Chiedevano una sorta di tavolo di confronto per poter avere supporto, ma soprattutto materiale di protezione quali guanti, mascherini, camici. La risposta, però, pare sia stata soltanto un imbarazzante silenzio. A poco sono serviti gli appelli sui giornali e i numerosi servizi in televisione”.
Le richieste degli operatori sono chiare e comprensibili: il monitoraggio degli operatori tramite tamponi periodici, così come dovrebbe essere per tutti gli operatori sanitari, e un canale di fornitura prioritario (a pagamento) di dispositivi di protezione individuale. Anche perché sono sempre di più, negli ultimi giorni, i dipendenti di società di onoranze funebri che si sono ammalati, anche gravemente. Lo stop annunciato rischia di essere un colpo durissimo per Bergamo e la sua provincia, che stanno faticando enormemente a gestire l’improvvisa e drammatica impennata di morti dell’ultimo periodo.
La presa di posizione era stata condivisa dalla segreteria particolare dell’assessore alla sanità della Regione Lombardia Giulio Gallera: “Siamo impegnati, in questi giorni, nell’approvvigionamento di mascherine e altri dispositivi medici necessari alle strutture sanitarie e sociosanitarie per la protezione di medici e operatori sanitari occupati in prima linea nella battaglia contro il Coronavirus. Siamo consapevoli del fatto che, purtroppo, in questo momento non è semplice trovare tali dispositivi, ma le recenti misure, in particolare il Decreto Legge del 17 marzo 2020, volte a semplificare le procedure per la produzione, la messa in commercio e l’importazione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale, dovrebbero facilitarne il reperimento”.
Saverio Forte
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