GAETA – Neanche le ristrettezze normative del governo e quelle imposte, in tema di mobilità e della circolazione, imposte a livello locale dal comune di Gaeta, stanno rallentando il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti. L’hanno capito, come non mai, i Carabinieri della locale tenenza che nel tardo pomeriggio hanno arrestato, con l’accusa ai fini di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, due giovanissimi di Formia, S.T, di 20 e D.D., 29 anni, quest’ultimo cittadino italiano da di nazionalità albanese.
Per eludere i potenziati controlli lungo la strada regionale Flacca istituti nell’ambito delle decisioni di impedire l’accesso a Gaeta dei non residenti, i due, a bordo di un’utilitaria presa a noleggio, avevano deciso di percorrere una strada secondaria, in aperta campagna, in località “Le Vignole” quando si sono incappati in un controllo di una pattuglia della Polizia Locale. I due giovani non hanno saputo giustificare la loro presenza in quel luogo e, incalzati, la finalità del loro trasferimento a Gaeta a quell’ora. A venire a capo del loro più insistente nervosismo hanno pensato i Carabinieri della locale tenenza che in quel momento si trovavano a transitare in questa arteria decisamente periferica e decentrata.
E’ bastato un’accurata perquisizione veicolare da parte dei militari che dal cruscotto noleggiata a Formia da uno dei due giovani spuntavano due involucri contenenti 170 grammi destinati al mercato della droga di Gaeta condizionato dalle limitazioni del Coranavirus.
Per i due, su disposizione del Pm di turno, il sostituto procuratore Chiara D’Orefice, scattava l’arresto ai domiciliari. Assisti dagli avvocati Pasquale Di Gabriele e Claudia Magliuzzi, i due presunti pusher mercoledì mattina dovranno affrontare il processo per direttissima che, in considerazioni delle limitazioni dalle disposizioni di governo, non si svolgerà presso il Tribunale di Cassino. Il 20enne ed il 29enne saranno collegati in video conferenza dalla caserma dei Carabinieri di Gaeta e, assistiti dai rispettivi legali, dovranno cercare di demolire il castello accusatorio dei Carabinieri e della stessa Procura. Quando la stessa giustizia è costretta essa stessa ad adeguarsi alle imposizioni e prescrizioni in vigore nell’era del coronavirus.
Saverio Forte