SUD PONTINO – Il barometro indica di nuovo tempesta nei rapporti, non sempre facili, tra il Meetup 5 Stelle di Formia e il deputato grillino (ormai ex) di Gaeta Raffaele Trano. L’espulsione del parlamentare dal gruppo del M5S alla Camera dei Deputati dopo la elezione alla presidenza della commissione Finanze di Montecitorio – avvenuta grazie ai determinanti voti di esponenti del centrodestra e di Italia Viva – ha motivato il meetup formiano a chiedere le dimissioni di Trano in maniera tale che “un nuovo portavoce, in sintonia con gli ideali di attivismo e partecipazione del Movimento 5 Stelle, possa sostituirlo”.
Gli attivisti di Formia, che dicono di aver sostenuto elettoralmente Trano quando era candidato nella quota proporzionale alle politiche della primavera del 2018, non vogliono entrare nel merito nelle questioni poste a sua difesa dallo stesso Trano “in quanto troppi sono gli elementi di cui non siamo a conoscenza” ma su un fatto afferma nodi “di poter dire la nostra e certi di non essere smentiti: il nostro ex portavoce ha rifiutato l’invito a dimettersi dall’incarico di Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, elezione avvenuta senza l’appoggio del gruppo parlamentare, formulatogli dal capogruppo Davide Crippa a nome del Movimento 5 Stelle.
Il meetup di Formia del Movimento Cinque Stelle si dichiara perplesso anche sull’attività parlamentare svolta dal commercialista di Gaeta: “Forse non ha avuto la forza di fare e oggi indebolisce la provincia di Latina e tutti noi.Non è infatti la stessa cosa lavorare alla Camera dal gruppo Misto o all’interno di un gruppo parlamentare, per lo più di maggioranza, anche tenuto conto che lo abbiamo eletto perché rappresentasse la provincia di Latina nel M5S e non per difendere una poltrona da presidente di Commissione”. Come avviene nel calcio quando un presidente esonera un proprio allenatore vengono augurate a Trano le “migliori fortune” ma l’atto d’accusa finale del circolo di Formia del M5S a Trano si manifesta in un auspicio: “Possa liberare il suo posto a chi antepone i principi del Movimento 5 Stelle a incarichi personali che, salvo cambi di maggioranza, probabilmente non riuscirà nemmeno a mantenere molto a lungo”.
Non si è fatta attendere la difesa d’ufficio di Trano che, “deputato del Gruppo Misto” alla Camera, ammette, ricorrendo all’ironia, quelle che sono state le sue colpe, “una su tutte: io agli ideali migliori del Movimento ci ho creduto. Ingenuo, romantico, presuntuoso, fate voi. Ed è stato bello crederci, perché nel Movimento o meglio in mezzo a tanti attivisti, cittadini ed elettori io mi sono trovato bene”. A Trano non ha sorpreso questa espulsione dal Cinque Stelle: “Il modo in cui viene gestito il M5S è oscuro, il modo migliore per rimanerci è abbassare la testa, obbedire e farlo con la massima piaggeria possibile. Questa sanzione alla fine è per me un premio: non ho svenduto la mia competenza, i miei progetti, la mia dignità di cittadino e di parlamentare. Mi accusano di essermi fatto votare da altri partiti per arrivare al Presidenza della Commissione Finanze. Mi accusano di un accordo alle spalle del mio ex-gruppo. Il fatto che un gruppo di parlamentari abbia deciso liberamente di puntare su un conoscitore della materia Finanze, si è trasformata incredibilmente in una colpa per loro e per me. Non avevamo sempre criticato gli altri partiti per questo? Sono stato cacciato – ha osservato il parlamentare di Gaeta – dopo essere stato democraticamente eletto presidente della Commissione finanze con il contributo anche di parte del Movimento. Chi gestisce ora il M5S preferiva altri a me. Le competenze non contano nulla, preferiscono parlare contro i giochi per le poltrone e la difesa della meritocrazia per poi subito tradire tutto, ogni assunto e ogni promessa. Le nomine fatte nelle partecipate statali sono un chiaro esempio, vengono “promossi” compagni di classe, assistenti parlamentari e personaggi dal discusso curriculum vitae. Lo fanno con un feroce autoritarismo – continua Trano nella sua strenua difesa – senza un percorso chiaro, senza fornire motivazioni, senza spiegazioni, senza ascolto e senza una bussola orientata sugli iscritti, sui cittadini, sul buon funzionamento delle Istituzioni. Uno non vale uno quando si è chiamati a svolgere un incarico importante. E di certo se vali zero, vali zero”.
Per Trano il Movimento ha iniziato “a spegnersi gradualmente prima con la morte di Gianroberto Casaleggio, poi con l’azzeramento della nostra linfa vitale, la base, gli attivisti. Il nostro obiettivo era cambiare il paese, fare la rivoluzione e non impelagarsi in lottizzazioni”. “Il provvedimento di espulsione è stato preso lunedì – rivela – mentre in Commissione finanze avevo iniziato ad esaminare il Decreto Liquidità e a stilare il calendario delle audizioni. Ho capito che mentre stavo cercando di fare quello per cui sono stato eletto, di migliorare un testo affinché si possano dare le migliori risposte possibili ai cittadini e imprese, messi in ginocchio dalla crisi economica prodotta dal coronavirus, c’era chi nel chiuso di altre stanze lavorava invece per le epurazioni utili a mantenere un certo potere”.
Trano, insomma,si attribuisce una colpa,di essere un “sognatore”: “Ma non è questo il Movimento che ho conosciuto e per cui mi sono battuto. Non è quello che ci hanno chiesto i nostri elettori. Non mi sono voluto piegare né alle correnti né alle logiche della vecchia politica che avevamo giurato di combattere, le faide di Palazzo che dal Palazzo dovevamo cancellare, per ridare dignità a un Parlamento troppo a lungo violentato dalla cura di interessi distanti anni luce da quelli della gente”.
L’espulsione resta un provvedimento grave: “Per me si è rivelata – ha concluso Raffaele Trano – una piccola pratica burocratica con un banale copia e incolla. Non sono stato espylso dal Movimento 5 stelle vero, quello che lotta ogni giorno per cambiare questo paese, ed io a quel Movimento rimango fedele.”