ITRI – Aveva tre grandi passioni: i bambini che aiutava a far nascere dopo una generosa assistenza durata pressoché nove mesi, il basket che (complice il cugino Tiziano Addessi) ha incarnato i suoi sogni giovanili e trascorsi universitari e, poi, soprattutto, la sua famiglia che, unanimemente insieme ad un intero comprensivo, ora lo piange. Sono in lutto in queste ore la sanità pontina ed il mondo della pallacanestro per la prematura scomparsa nella notte tra sabato e domenica di Antonio Soscia, il padre (sotto ogni profilo) della ginecologia pontina moderna che ha cessato di vivere presso la terapia intensiva dell’ospedale “Dono Svizzero”che lo scorso anno sarebbe dovuto diventare, dopo anni di generoso ed indomito servizio a favore del “San Giovanni Di Dio” di Fondi, la sua seconda nuova casa.
La malasorte non è stata, invece, una fedele alleata di un professionista irreprensibile e , soprattutto, di un uomo disponibile e, soprattutto, infinitamente buono. Quando stava per assumere con pieno ed indiscusso merito la guida apicale della divisione di ostetricia e di ginecologia del “Dono Svizzero”, un ictus, improvviso come lo è sempre un destino baro, lo ha sottratto al progetto per l’ulteriore crescita del più importante ospedale del sud-pontino, lo ha privato all’Asl di Latina di cui era diventato un fondamentale, apprezzato e ascoltato punto di riferimento. Antonio se n’è andato troppo presto, dopo aver lottato e sofferto per oltre un anno (naturalmente con il sostegno della sua adorata moglie e delle due amate figlie) contro una patologia che ha contribuito a mettere definitivamente all’angolo il suo cuore. Il dottor Soscia avrebbe compiuto 63 anni il 3 dicembre, il giorno della ricorrenza religiosa di uno dei allievi prediletti di Sant’Ignazio di Loyola, Francesco Saverio.
Soscia per formazione culturale era un po’ gesuita, rigoroso sul piano culturale e scientifico ma sempre pronto a dare concretezza a nuove ‘mission” laddove nessuno avrebbe scommesso un euro e ancor prima una lira. Questo “Ulisse”in salsa itrana a Fondi ha contribuito nel corso della sua inimitabile carriera a rendere il locale ospedale, grazie al suo reparto di ostetricia e di ginecologia, un’eccellenza, un architrave di tanti piani aziendali nei confronti dei quali erano pronte le forbici per compiere tanti gravosi tagli. Ce ne sono stati nel corso del tempo ma Antonio Soscia ha rappresentato una sorta di diga. Insomma se l’ospedale di Fondi è ancora lì operativo a servizio di diverse comunità, qualche merito va attribuito a questo silenzioso ma efficace medico itrano. Se tante mamme e famiglie hanno deciso, poi, di far nascere i propri bambini al “San Giovanni Di Dio” una ragione ci sarà stata. Se tanti giovani, residenti in provincia di Latina ma anche nelle limitrofe province di Roma, Frosinone, Roma, Isernia e Napoli, recano sulla propria carta d’identità il nome di Fondi (come lo è stata Formia nel corso degli anni settanta ed ottanta) nella casella riservata al luogo di nascita il merito è stato di questo medico “spilungone” che ha trasformato il “San Giovanni Di Dio” in una peculiarità, molto sottostimata, dell’offerta sanitaria pontina.
Il dottor Soscia non prediligeva – come tanti colleghi medici – la filosofia pensiero dell’uomo solo al comando. Per lui era importante, se non fondamentale, il gioco di squadra. Non a caso il suo posto da primario al “Dono Svizzero” è stato attribuito alla sua allieva prediletta, la dottoressa Francesca Lippa, letteralmente cresciuta nel suo cono d’ombra dove uno sguardo valeva molto di più ogni rimprovero o di un complimento. Si tratta di un’attività quotidiana che perseguiva due inderogabili prerogative: la continua formazione culturale e scientifica e l’”attenzione” h24 nei confronti della sua particolare utenza femminile, aspetto rimarcato dai sindaci di Itri, Formia e Fondi, Antonio Fargiorgio, Paola Villa e Beniamino Maschietto ma anche dai vertici aziendali dell’Asl (il direttore generale Giorgio Casati, il direttore sanitario Giuseppe Visconti ed il neo direttore sanitario del del polo ospedaliero sud Pino Ciarlo) e dal presidente dell’ordine provinciale dei Medici Giovanni Maria Righetti. Questo professionista, dal volto umano, lascia ora un vuoto incolmabile –come detto – soprattutto per la sua zelante disponibilità.
Una collaboratrice rivela un aneddoto. Anni fa una donna, la cui gravidanza venne seguita dall’inizio da Soscia, aveva programmato la nascita del suo primo bambino attraverso il parto cesareo.Ma la cicogna decise di anticipare il suo arrivo nella notte tra il sabato e la domenica rispetto all’intervento programmato un paio di giorni più tardi. Arrivò con perdite importanti all’ospedale di Fondi. I più stretti collaboratori di Soscia tranquillizzarono la puerpera con un “Ci pensiamo noi a far nascere noi il bambino. Stia serena”. Ma la donna insistette: “Provate a contattare il dottor Soscia, ve lo chiedo per favore”. Il ginecologo di Itri non rispose subito,solo perché,dopo aver visto in tv sul divano di casa una partita di basket, si era appisolato. Quando riuscì finalmente a rispondere, rassicurò tutti: “Vengo subito in ospedale”. Il bambino,tanto atteso, ebbe pazienza e nacque regolarmente ed il ginecologo sorprese tutti con un “Scusatemi..non succederà più”. Questa grande generosità, infine, Antonio Soscia la esternava poi nei confronti di tante donne che, grazie a lui, sono riuscite a capire l’importanza della prevenzione per contrastare l’insorgere di diverse e gravi forme tumorali.
Il ginecologo primario, infine, stava coltivando un sogno: andare in Africa, nella Guinea Conakry. Il suo cuore “matto” gli ha impedito questa missione umanitaria che comunque era riuscito, seppur indirettamente, a materializzare:la realizzazione di una sala parto all’interno dell’ambulatorio di Kankan “Hereyadou” (la terra dignità”) concretizzando un progetto promosso da anni dall’associazione umanitaria “Guinea action” presieduta dall’ex parroco di Itri, Don Alfredo Micalusi, l’attuale direttore della Caritas diocesana di Gaeta e sacerdote presso la chiesa di S.Erasmo a Formia. “Le idee che ci ha fornito il dottor Soscia sono state determinanti per permettere a tante donne di questo sperduto villaggio africano di partorire in condizioni dignitose e di sicurezza – ha dichiarato don Micalusi – La sua grande umanità e disponibilità sono la dimostrazione che i laici, a volte, insegnano a noi religiosi l’essenza della vera missione”.
E don Alfredo Micalusi e l’attuale parroco di Itri, don Guerino Piccione, officeranno i funerali del dottor Antonio Soscia che, curati dall’”Antica Impresa Salvatore Salemme”, sono in programma lunedì 20 luglio, alle ore 16, all’aperto, in piazza Gianni Rodari ad Itri per rispettare le severe norme sul distanziamento sociale anti Covid 19. Un momento semplice e sentito per ringraziare e per dare l’ultimo saluto ad un uomo e ad medico che nel prossimo futuro meriterà l’intitolazione di una strada, di una piazza o di un luogo. L’interessato, parafrasando Indro Montanelli, ci ha rivelato qualche anno che solo una cosa sapeva (e bene) fare: contribuire a mettere al mondo tanti bambini. Di questi tempi, poi…