MINTURNO – Un medico in servizio il 6 maggio 2002 presso l’ospedale “Dono Svizzero” di Formia dovrà risarcire 60mila euro il suo datore di lavoro, l’Asl di Latina, per la morte, per un presunto caso di malasanità, di Elena Ferraro, 59 anni di Minturno. L’ha sentenziato la Corte dei Conti cui si era rivolta la stessa autorità sanità pontina condannata a risarcire 330mila euro la famiglia della donna.
La 59enne il 25 aprile 2002 accusò forti dolori all’addome e nausea, si recò al pronto soccorso dell’ospedale di Minturno e, quattro giorni dopo, a quello del “Dono Svizzero”. Venne sottoposta a una gastroscopia, che diede esito negativo, e a una terapia antispastica. Il 6 maggio la minturnese morì e si scoprì che era rimasta vittima di un’occlusione intestinale che i medici non le avevano diagnosticato. In questa vicenda furono coinvolti, più precisamente, due medici che vennero rinviati a giudizio e condannati penalmente in via definitiva. Per uno di due, però, proseguì un contenzioso davanti la magistratura contabile, sollecitata sempre dall’Asl. Ma lo scorso anno il professionista venne scagionato da ogni addebito risarcitorio perché approntò a favore della signora Ferraro una terapia farmacologia e tempestivamente richiese il consulto del collega chirurgo che dovrà rimborsare l’Asl 60mila euro utilizzando il trattamento di fine rapporto e quello pensionistico.