SUD PONTINO – Imbarazzo. “C’è la magistratura che continua ad indagare e potrebbero appare inutili e superflue le nostre dichiarazioni a tal riguardo anche perché questa inchiesta non ha per niente lambito la sfera amministrativa dei nostri Comuni. Le dimissioni dei nostri presidenti dei consigli comunali? Non ci risulta che siano state chieste. Se qualche forza politica dovesse farlo, all’interno e all’esterno del consiglio comunale, dovrà poi motivarle”. I sindaci di Gaeta e di Minturno, Cosmo Mitrano e Gerardo Stefanelli, hanno deciso di fare scudo attorno ai rispettivi presidenti d’aula, Pina Rosato e Giuseppe Tomao, entrambi del Pd ed entrambi appartenenti alla componente interna guidata dal segretario provinciale Claudio Moscardelli.
I nomi di Tomao e di Matteo Di Domenico, figlio della presidente Rosato – quest’ultima funzionaria amministrativa presso gli uffici della direzione sanitaria dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia – campeggiano a più riprese nelle intercettazioni telefoniche contenute nella chilometrica ordinanza del Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario sui due concorsi truccati banditi nel 2020 dall’Asl pontina. Nelle intercettazioni eseguite dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza e disposte dal Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal Sostituto Procuratore Valerio De Luca i nomi del presidente del consiglio di Minturno e del figlio della collega di Gaeta in maniera imbarazzante affiorano più volte ma per i sindaci dei due comuni del Golfo “commentare la vicenda lascia il tempo che trova per due motivi”. I fatti per i quali sono finiti agli arresti domiciliari il responsabile e un funzionario dell’ufficio reclutamento, Claudio Rainone e Mario Graziano Esposito, riguardano “esclusivamente la sfera personale” dei due indagati e poi perché le indagini “da quello che abbiamo appreso da voi giornalisti – hanno aggiunto Stefanelli e Mitrano – sono ancora in una fase embrionale ma anche delicata che ogni valutazione politica potrebbe apparire inopportuna e fuori luogo”.
LE INTERCETTAZIONI. In un’intercettazione del 7 ottobre 2020, Rainone chiama il candidato Giuseppe Tomao, presidente in carica del consiglio comunale di Minturno. Nel corso della telefonata offre di scegliere l’argomento oggetto della prova orale: “Buonasera, una cosa, mi dica un pensierino che possa essere diverso rispetto all’ultimo… laddove per lei non fosse un problema… lei domattina si deve presentare no?”. I due si accorderanno per una domanda sul “procedimento amministrativo” e sul punto specifico Tomao concorda di inviare un messaggio. Questa storia dei “pensierini” è ricorrente. Claudio Rainone la ripropone anche nella telefonata con il candidato Matteo Di Domenico, figlio della presidente del consiglio comunale di Gaeta, Pina Rosato: “La chiamavo perché noi ci siam detti, lei mi ha detto, mi ha parlato di un pensierino già l’altra volta quando ci siam visti”. Il Di Domenico annuisce: “Sì”. Rainone cerca comunque un’alternativa, ché non si sa mai: “Lei ne ha qualche altro, visto che i pensierini sono tutti quelli? Cioè, o meglio, tutto quello che è stato estratto riguardo al pensierino”. Di Domenico dice che ne ha altri e dunque i due si accordano per inviare i pensierini su un messaggio telefonico.
Altre intercettazioni riguardano anche altri candidati. La sera del 7 ottobre 2020 Rainone chiama la mamma del candidato Andrea Cominato e dice che vuole parlare con il figlio. Passano due minuti e Cominato richiama il numero di Rainone, il quale gli offre la possibilità di scegliersi l’argomento da trattare dicendo, testualmente: “Mi usi la cortesia… mi dica quello che lei gradisce”. L’altro, per nulla imbarazzato, risponde: “Diritto amministrativo, l’interesse legittimo, il diritto soggettivo, adesso stavo rivendendo i contratti a tempo indeterminato”. Rainone accetta: “Allora quindi le faccio… diritto soggettivo, l’interesse legittimo e tempo determinato, perfetto grazie”. La stessa sera il Presidente chiama un’altra candidata, Anna Di Marco, con la quale si accorda per una domanda: “Dimmi una cosa, dimmi una cosa, mandamelo su whatsapp ‘ja”. L’accordo prevede domande sull’azienda sanitaria e sui Lea (i livelli di assistenza). E’ sempre la sera del 7 ottobre e il Presidente chiama tutti i candidati che “devono” andare bene. Una di questi è Marianna D’Angiò, alla quale Rainone dice: “Lei deve stare tranquilla… il co.co. io glielo pongo come contratto flessibile ok?”. La candidata non si scompone e anzi precisa: “Quindi io le espongo la normativa che trovo su internet, le caratteristiche, questo”. Il Presidente annuisce: “Esattamente, il co.co. come nasce, se l’avviso è pubblico…lei non si preoccupi, ci penso io, lei basta che mi dice l’argomento…poi mi tengo in riserva il procedimento amministrativo, va bene?”. Il giorno seguente, sempre Rainone comunicherà direttamente alla D’Angiò l’esito della prova: “Lei è quinta, ha vinto il concorso”. Tra i due risultano esserci stati contatti anche prima, inclusi i giorni seguenti le prove scritte.
L’esito del concorso vedrà Giuseppe Tomao classificatosi terzo, Matteo Di Domenico sesto, Anna Di Marco ottava, Marianna D’Angiò decima, Andrea Cominato undicesimo. E poi c’è Laura Ruggiero (23esima) che risulta aver concordato un incontro con Claudio Rainone prima dell’esame, secondo il contenuto delle telefonate intercorse la sera precedente tra lo stesso Rainone e lo zio della ragazza.
Se il partito, il PD, di Tomao e Rosato è stato l’unico a non pronunciarsi pubblicamente, l’ex presidente della commissione sanità alla regione Lazio, il corsista formiano Pino Simeone, è apparso nuovamente critico nei confronti dell’ex direttore generale dell’ASL di Latina Giorgio Casati. Ricordando che fu proprio il manager marchigiano a promuovere Rainone direttore amministrativo pro tempore dell’azienda, Simeone in una .nota ufficiale ha invitato Casati a farsi interrogare dai pm inquirenti: “Se è vero che ha biasimato i politici da cui partivano le raccomandazioni… vada in procura e faccia nomi e cognomi. È solo una questione di coraggio e onestà intellettuale”.
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