FORMIA – Il quasi commissariamento del Partito Democratico di Formia è stata la causa scatenante. Se non è rivolta poco ci manca ed il destinatario finale di questo Aventino, molto ideologizzato, è niente meno che il neo segretario nazionale del partito, Enrico Letta. A decidere di indossare i panni di Spartacus – il gladiatore fatto prigioniero perché promotore della celeberrima rivolta nell’attuale Capua contro la Repubblica Romana nel 73 avanti Cristo – è Francesco Carta, un cardiologo ora in pensione che da quando è in politica, dal 1980, ha un perenne incubo notturno: un ex amico studente di medicina di Formia, Sandro Bartolomeo, per quattro volte poi sindaco della città.
La decisione dello psichiatra infantile di sostenere la candidatura a sindaco di Amato La Mura unitamente alla Lega, all’Udc e alla lista Costiana di Ripartiamo con Voi ha definitivamente tolto il sonno a Carta che per non apparire a tutti i costi un novello Don Chisciotte ha deciso di fare l’Aladino di turno e di trovare da Aprilia sino al Garigliano un gruppo di “iscritti,simpatizzanti ed elettori del Partito Democratico” che, se potessero, calpesterebbero politicamente i cadaveri dei Senatori Bruno Astorre e Claudio Moscardellli.
Soprattutto il primo è nel mirino di questa rivolta dopo aver annunciato che il Pd di Formia non potrà utilizzare il simbolo del partito alle elezioni amministrative di autunno dopo aver sfiduciato, di fatto,l’operato del segretario cittadino Luca Magliozzi
Francesco Carta un’occasione l’ha avuta per diventare sindaco di Formia ma la perse malamente in partenza contro lo stesso Bartolomeo. Fu sconfitto alle primarie del centro sinistra prima delle amministrative del 1993. La differenza tra i due fu una soltanto: Carta portò al voto il popolo postcomunista, Bartolomeo invece il consenso lo chiese con successo anche all’elettorato democristiano e allora missino. Il massimo incarico amministrativo ricoperto da Carta è stato quello di assessore ai Lavori Pubblici al comune di Formia “accontentandosi” di guidare il “suo” circolo, uno dei tre, del Pd sino al 2019.
Il congresso unitario vinto da Luca Magliozzi (con il ticket di Gennaro Ciaramella alla presidenza dell’assemblea) grazie alla regia politica di Bartolomeo accorpò i tre circoli allora esistenti in uno soltanto e l’odiato avversario dell’ex sindaco se non uscì di scena mancò poco.
Il cardiologo ora pensione per rimanere in sella accettò di fare l’assessore alla sanità e al recupero del carcere borbonico di Santo Stefano al comune di Ventotene guidando sulla terraferma l’associazione “Incontri & Confronti”. Guarda è un po’ è la stessa che aveva opzionato il segretario Dem Magliozzi, insieme a Demos, Sinistra Italiana, Articolo Uno e all’ex lista Villana Formia città in comune, per dar vita ad un “campo progressista” alle amministrative di autunno in antitesi alla scelta di Bartolomeo di “confondersi” con ‘pezzi di centro destra”.
Di sicuro questo schieramento sarà protagonista nel voto formiano senza il simbolo del Pd dopo la severa ed inequivocabile fatwa inviata dal Senatore Astorre in una raccomandata ed in un’email che Magliozzi si è sforzato dicendo per diversi giorni di non aver ricevuto. Ma i fatti stanno andando in una direzione opposta a quella auspicata dal giovane coordinatore Dem. La candidatura a sindaco dell’odontoiatra Francesco Occipite Di Prisco contenuta nell’ormai famosa mozione votata 8 a 0 – violando per il segretario regionale del Pd lo statuto del partito – è stata di fatto bruciata e Magliozzi, davanti a questa imbarazzante situazione venutasi a creare, sta seriamente pensando di candidarsi egli stesso a sindaco con il dichiarato obiettivo minimo di centrare uno scranno in consiglio comunale.
Di sicuro avrà sostenitore Carta che per togliersi l’ennesimo sassolino dalle scomode scarpe che indossa da sempre ha monitorato le situazioni “bollenti” in piedi nel Pd di alcuni dei 33 comuni pontini. E così che ha inserito nell’elenco dei rivoltosi i nomi di un due volte sottosegretario di Stato come Sesa Amici, dell’ex assessore ai Servizi sociali alla Regione Lazio Rita Visini e degli ex sindaci di Gaeta e di Roccagorga, Silvio D’Amante e Carla Amici, la sorella minore di Sesa. La petizione nella sua prima edizione è stata inviata già al Nazareno ma i sottoscrittori fanno sapere che gli eventuali interessati possono “in qualsiasi momento” firmarla.
Naturalmente la parte del leone la recita la rappresentanza di Formia – Alessandro Carta, Francesco Carta, Verusckha Cossuto, Giancarlo De Filippo, Stella Erotico, Giovanna Frunzio, Salvatore Genco, Enzina Liberace, Italo Liberace, Maria Luigia Lorello, Clide Rak, Giuseppe Romano, Pasquale Scipione, Ernesto Schiano, Vincenzo Valente – composta per lo più da soci dell’associazione “Incontri & Confronti” che non ha mai gradito la volontà dell’ex sindaco Bartolomeo di sganciarci dal Pd e di sostenere la nascita della coalizione dei “trasversali”.
Questa rivolta anti Astorre e contro la segreteria provinciale del Pd non poteva non interessare anche il comune di Latina con le adesioni a questo documento di Alessandra Caputi, Andrea Calcagnini, Massimo Bortoletti, Leonardo Majocchi, Gabriele Mazzariello, Pamela Risi e Stefano Vanzini. A Cisterna ha firmato Mauro Carapellotti, a Sezze Maria Teresa Amici, Alessandro Colonna, Luigi De Angelis, Anna Maria De Renzi, Francesca Leonoro, Giancarlo Loffarelli, Luigi Mantuano, Cinzia Sonia Ricci,Maria Gabriella Tomei; a Norma Monia De Mei; a Roccagorga Carla Amici, Lorenza Ciotti, Stefano Cipriani, Sante Tullio; a Priverno Luisa Fanelli, Tommaso Ficarola, Elvira Picozza, Rosella Tacconi; a Terracina Daniela Celani, Daniele Cervelloni, Rita Visini; a Fondi Maria Civita Paparello; a Gaeta Erasmo Colaruotolo, Silvio D’Amante e Marcello Di Marco; a Castelforte Paolo Ciorra e Gianmarco Testa; a Minturno Francesco Di Maio, Patrizia Neri; a Ponza Silverio La Monica e Ciro Vitiello e, in conclusione,a Ventotene Umberto Matrone e Giuseppe Romano.
Naturalmente le censure politiche riguardano la gestione del Pd nei comuni che vanno al voto il prossimo autunno. Il caso più emblematico è quello di Formia dove “si costruiscono alleanze a geometrie variabili ed in alcuni casi alleanze confuse, indistinte in nome di una governabilità comunque sia e ad ogni costo. Per questo diciamo basta tatticismi, basta con una concezione da capi corrente nella gestione del partito che sta uccidendo la vita democratica e riducendo l’agibilità e la cittadinanza politica per tante e tanti di noi”.
Questa situazione “impone un cambio di passo” e al segretario nazionale Letta vengono utilizzati due verbi pesantissimi: “A tutto ciò dobbiamo ribellarci e non basta più indignarsi”. I protagonisti di questa rivolta, sintomo di quel che nel calcio è un fallo di frustrazione, intendono “riprendersi la politica, coltivare il pensiero lungo, nel quale dirsi democratici e progressisti corrisponda inconfutabilmente alla nostra idea di società, di partecipazione e di democrazia. E’ questa la sostanza del campo largo dei progressisti e dei democratici: tenere unite esperienze politiche diverse, civiche e associazionistiche per un progetto che rimetta al centro la persona e la sua emancipazione dalle diseguaglianze”.
Questa componente,minoritaria, auspica di tornare “ad essere un partito popolare e radicato con una netta identità. Hanno ragione i giovani democratici della provincia:bisogna mettere in sicurezza il Pd. Non uccidiamo la speranza di chi ancora crede che la politica – mettono nero su bianco gli ‘iscritti,simpatizzanti ed elettori del Partito Democratico- sia fatta di ideali, passione, partecipazione e non solo ed esclusivamente di potere”.
Al segretario nazionale Letta viene trasmessa un’altra fotografia, quella dei due concorsi pilotati promossi dall’Asl di Latina: “Quanto sta emergendo assume il volto più odioso di una politica che, a fronte di una disoccupazione dilagante, sa solo dispensare favori agli amici e ai familiari. E’ indispensabile, più che mai, un Partito Democratico più rigoroso. Dobbiamo ricostruire una nuova dimensione, impegnare le intelligenze e le passioni ed organizzarle per un futuro più giusto ed eguale. Invece è stato fatto tutto il contrario. Si è profuso l’impegno a proteggere le posizioni acquisite, si è continuato ad usare vecchie tattiche per avere un potere sempre più ristretto da usare in modo cinico a favore di filiere spesso di chiara matrice clientelare”.