GAETA – Il quadro probatorio è talmente evidente che si può svolgere il dibattimento con il giudizio immediato by-passando l’udienza preliminare. Inizierà il prossimo 15 novembre il processo davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino per Benedetto Montaquila, l’uomo di 48 anni di Gaeta che lo scorso 14 marzo senza un apparente motivo sferrò un pugno all’altezza dello zigomo sinistro e provocò la morte di Alessandro Gallinaro, di 77 anni.
L’episodio si verificò nei pressi dell’ingresso della chiesa di Santo Stefano Protomartire nel quartiere degli Eucalipti dove Gallinaro attendeva la moglie al termine della messa domenicale. A chiedere il giudizio immediato con l’accusa di omicidio preterintenzionale per Montaquila è stato il presidente del tribunale di piazza Labriola, Massimo Capurso, in qualità di Gip accogliendo una specifica richiesta del sostituto Emanuele De Franco. La fissazione del giudizio immediato scaturisce anche dal contenuto dell’informativa del commissariato di Polizia di Gaeta che svolse le indagini. Gallinaro riportò un’emorragia cerebrale a causa della quale venne operato d’urgenza ma cessò di vivere il giorno dopo all’ospedale Santa Maria Goretti. Se il legale difensore di Montaquila – attualmente detenuto presso la Rems del carcere romano di Rebibbia – l’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe è orientato a chiedere di beneficiare di un rito alternativo, l’avvocato Vincenzo Macari ha confermato che la moglie Canneta Di Raimo e i due figli di Gallinaro, Luca e Marco, si costituiranno parte civile.
Montaquila nel corso delle indagini fu sottoposto ad una perizia psichiatrica al termine della quale è risultato affetto da una psicosi schizofrenica con aspetti paranoidei che, provocata dall’assunzione di sostanze stupefacenti, ha comportato la compromissione totale della sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto. Il perito della Procura di Cassino aveva rilevato una pericolosità sociale dal punto di vista psichiatrico dell’indagato “di particolare intensità”, una situazione che non può contenere in ambito familiare e sociale. Il gip il 14 maggio scorso aveva revocato la misura cautelare del carcere per Montaquila con la contestuale applicazione, in via provvisoria, della misura di sicurezza del ricovero da eseguirsi all’interno di una Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Ma una sistemazione in questo tipo di struttura per Montaquila non è stata ancora individuata nonostante le sollecitazioni inviate dal Pm De Franco al Procuratore capo il 26 luglio ed il 9 luglio scorsi. Montaquila è in carcere da sei mesi e non è stato curato come sarebbe stato più utile ed opportuno…