CASSINO – “Appena arrivai nel 2004 trovai rotta con un buco la porta contro la quale sarebbe stata sbattuta Serena. Poi non la vidi più sino a quando la consegnò spontaneamente l’appuntato Suprano nel 2008 dopo averla custodita nel suo alloggio. Quella porta fu utilizzata per altri dieci anni sino al sequestro definitivo dei Ris” . È stato uno dei passaggi più significativi della chilometrica deposizione davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino dell’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce Gaetano Evangelista in un’altra udienza del processo per la morte di Serena Mollicone.
Evangelista per quasi nove ore ha dovuto respingere gli assalti davvero veementi portatigli dai legali difensori dei cinque imputati – Annamaria, Franco e Marco Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale – nel contro esame seguito ad una settimana esatta dall’interrogatorio dei sostituti procuratore Beatrice Siravo e Carmen Fusco. E, nonostante sia stato più incalzato al punto da cadere in contraddizione, l’ufficiale ha rinnovato le sue accuse: quando assunse la guida della Stazione dell’Arma di Arce nei tre precedenti anni era stato compiuto quello che ha definito il “Grande depistaggio”. E’ scaturito – a suo dire- dalle sue indagini personali che promosse con effetto retrovattivo puntando più volte il dito contro il suo predecessore, il maresciallo Mottola, ora imputato per omicidio volontario insieme alla moglie e al figlio Marco
A dire di Evangelista un primo depistaggio ci sarebbe stato con il tardivo inizio delle ricerche, sulla circostanza che il maresciallo il 2 e 3 giugno chiese due giorni di ferie pur collaborando alle indagini sulla scomparsa di Serena e sulle prime dichiarazioni di Carmen Belli che non sarebbe state adeguatamente prese in considerazione. Il carrozziere, poi prosciolto in via definitiva per la morte della studentessa di Arce disse che la ragazza era dinanzi al bar a Chioppetelle dove stava litigando con Marco. “Belli – ha aggiunto Evangelista – disse di essere in grado di riconoscere il ragazzo qualora gli avessero mostrato il fascicolo fotografico”.
Ma nell’udienza un focus i legali della difesa l’hanno promosso anche sugli ordini di servizio del primo giugno 2001 redatti dalla pattuglia composta dal maresciallo Quatrale e dal brigadiere Tuzi. Secondo Evangelista il numero 1 era stato contraffatto finalizzato a dimostrare la loro presenza fuori dalla caserma quando Serena era all’interno.
Le attenzione si sono focalizzate su una serie di chiamate che sarebbero arrivate in caserma proprio nel momento in cui nell’ordine di servizio si descrivono attività esterne. Gli avvocati Franco Germani e Mauro Marsella hanno fatto rilevare, inoltre, come il maresciallo Evangelista avesse ribadito come ad Arce all’epoca ci fossero stati numerosi decessi per overdose. Tre sono avvenuti nel 2005. La difesa di Evangelista: “Ci sarà stato un errore nella trascrizione della date” cui è seguita la replica di Germani: “I suoi sono errori, mentre Mottola avrebbe depistato”.
Grande attenzione, inoltre, è stata riservata alle dichiarazioni rese venerdì sulla presunta pericolosità sociale di Marco. “Le sue sono libere deduzioni frutto di tanti sentito dire – ha aggiunto l’avvocato Germani – quando per definire una persona socialmente pericolosa c’è bisogno di ben altro. Il processo proseguirà il 15 ottobre con l’audizione di altri testi, tra questi il colonnello Pietro Caprio, nel 2001 Capitano e responsabile del nucleo investigativo del comando provinciale di Frosinone dei Carabinieri.