LATINA – Rifiuti liquidi che, invece di essere smaltiti all’interno di impianti adatti per il trattamento, venivano sversati nelle fogne o sui terreni. E’ questa l’ipotesi che, alle prime luci dell’alba, ha portato gli agenti della Squadra Mobile di Latina ad eseguire misure cautelari, sequestri preventivi e perquisizioni domiciliari, tra Lazio e Calabria, nei confronti di undici persone: una in carcere, sette ai domiciliari e per due il divieto di esercitare attività imprenditoriale.
A capo dell’organizzazione un imprenditore calabrese, già colpito in passato da interdittive antimafia. L’indagine, coordinata dalla Dda di Roma e condotta dalla mobile di Latina e dalla Polizia Stradale, è nata grazie alla denuncia di un responsabile della sede di Acea Ambiente ad Aprilia. La società con sede ad Ariccia, gestita di fatto dall’arrestato, che aveva vinto l’appalto per il carico, trasporto e smaltimento dei rifiuti liquidi prodotti dalla sede di Acea, in realtà non li smaltiva come avrebbe dovuto.
Quell’azienda infatti, secondo le accuse, avrebbe dovuto trasportare i liquami in due aziende di Civita Castellana e Frosinone che si sarebbero occupate dello smaltimento, ma gli scarti venivano in parte sversati sui terreni circostanti la sede di Ariccia e nei pozzetti fognari a servizio della stessa. Per attestare che il ciclo dei rifiuti era chiuso in maniera perfetta e riscuotere i pagamenti da Acea, sui formulari venivano apposti i timbri delle due aziende falsificati.
La società indagata aveva vinto anche altri appalti pubblici con enti locali della provincia di Roma, anche nella capitale, per lo smaltimento ad esempio dei liquami provenienti dai campi Rom capitolini. Oltre ai reati ambientali, secondo l’accusa tutti i guadagni accumulati in maniera illecita, venivano reimpiegati nei circuiti economici legali. Per questo sono scattati sequestri per tre milioni di euro e le accuse di intestazione fittizia di beni ed autoriciclaggio.