FORMIA – Lavorare per dimenticare o, meglio, esorcizzare la paura che è stata tanta. Gustavo Bardellino è tornato al suo lavoro di addetto alle vendite presso la concessionaria “Buonerba”, in località Gianola a Formia, nel luogo in cui ha rischiato di morire martedì sera quando è finito nel mirino di due colpi di pistola calibro 7,65 sparati da distanza ravvicinata. Il 42enne, figlio di Silvio e nipote di Ernesto e Antonio Bardellino, quest’ultimo fondatore del clan dei Casalesi prima di essere ucciso in circostanze misteriose in Brasile, è stato sentito dai Carabinieri della Compagnia di Formia. Ha escluso che sullo sfondo dell’agguato di cui è stato vittima possa esserci la camorra. Ancora menomato per i proiettili che gli hanno sfiorato il collo e colpito la zona dorsale toracica, Bardellino junior ha raccontato gli istanti che hanno preceduto i colpi ma non ha saputo quantificare gli autori della sparatoria – uno o forse due – che hanno agito all’esterno, in una zona poco illuminata, della concessionaria.
Le indagini dei Carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale antimafia di Roma Corrado Fasanella, non stanno trascurando alcuna pista e, soprattutto, alcun movente. Due sono quelli presi maggiormente in considerazione: quelli che ipotizzano un regolamenti di conti o una vendetta nell’ambito di prestiti usurai o dello spaccio di sostanze stupefacenti. Non bisogna lasciare nulla di intentato e a giorni si conoscerà l’esito dello stub, l’esame tecnico irripetibile per individuare tracce di polvere da sparo nei confronti una persona sospetta che, formalmente indagata, è stata assisti dal proprio legale difensore.
Le indagini sul tentato omicidio naturalmente si sono indirizzate anche all’esame del sistema di video sorveglianza della concessionaria di Gianola ma – secondo alcune indiscrezioni – non ha soddisfatto appieno gli inquirenti del Maggiore Michele Pascale. Inevitabile, poi, è stata la decisione di indagare anche fuori provincia e Regione. Dalla Campania potrebbe essere arrivato il mancato killer che, affiancato da un complice, è fuggito a bordo di un’auto utilizzando la vicina Variante Formia Garigliano. L’agguato ai danni del nipote del fondatore del clan dei Casalesi potrebbe aver costituito – come ha ipotizzato l’ex Pm della Dda Cesare Sirignano – un atto altamente simbolico per rimarcare la fine di vecchi equilibri ed inaugurare nuove alleanze.