MINTURNO – L’inchiesta della Procura di Cassino sull’appalto pilotato per la gestione dell’impianto di video sorveglianza sul territorio del Comune di Minturno è figlia di un altro e più importante procedimento, questa volta targato Direzione Distrettuale antimafia di Roma. Ma nel mirino non c’era l’amministrazione minturnese ma quella di Formia. Era il 2017 e i pm della Dda capitolina avevano deciso di monitorare lo svolgimento di alcuni appalti gestiti dalla moribonda Giunta di centrosinistra guidata da Sandro Bartolomeo. Quell’esperienza amministrativa terminò prima del Natale di quell’anno ma le intercettazioni riguardarono, oltre che l’allora primo cittadino, anche Marcello Arnone, 53 anni, legato da stretti rapporti parentali con la seconda moglie dell’ex sindaco PD, la neo consigliera comunale di Formia Imma Arnone. Di quell’inchiesta della Dda si sono perse ufficialmente le tracce – si sostiene che sia ancora in piedi – ma quando le intercettazioni hanno affrontato il potenziamento del servizio di videosorveglianza del comune di Minturno ci fu uno stralcio e venne investita la Procura di Cassino.
Marcello Arnone è stato captato due volte nell’inchiesta del sostituto procuratore Chiara D’Orefice: la prima volta alle 10 di mattina del 12 settembre 2017 e due giorni più tardi alle 8.31. Lo si evince dalla voluminosa documentazione prodotta dalla Procura di Cassino culminata giovedì con l’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei riguardi del sindaco e neo presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli, di 47 anni, dell’ex comandante della Polizia Locale Mario Vento, di 58 anni, dell’ingegnere Laura Mancini (di 43 anni) che aveva realizzato il progetto denominato “Smart tecnology for Minurno’s Security” e, appunto, di Marcello Arnone, l’amministratore di “fatto” della società “A.M. Tecnologia e Sicurezza srl” che si occupa di installazioni degli impianti. Sono ora indagati di turbata libertà degli incanti. Secondo il sostituto procuratore Chiara D’Orefice i quattro avrebbero pilotato l’esito di una gara d’appalto che aveva una congrua disponibilità finanziaria: la prima di 50mila euro della Regione, la seconda di circa 44mila euro del Comune di Minturno. Secondo la tesi della Procura ci sarebbero state “collusioni e preventivi accordi” tra i quattro perchè la “A.M. Tecnologia e Sicurezza srl”, attraverso il frazionamento in due dell’incarico, si occupasse del potenziamento della videosorveglianza del Comune di Minturno.
La Procura sostiene come Arnone svolgesse due lavori, il finanziere presso il gruppo di Formia delle Fiamme Gialle, il secondo detenendo il 40% delle quote societarie della società incaricata dalla Giunta Stefanelli. “E’ stato così sino ad un certo momento – taglia corto il legale dell’uomo, l’avvocato Mattia Aprea – Il mio assistito era bravo nel suo lavoro tant’è che veniva cercato in ogni momento, in base alle esigenze, da tutte le amministrazioni pubbliche e dalle forze di polizia”.
A questo punto l’orologio della storia torna indietro di sette anni, al 31 maggio 2015. In via della Conca venne ucciso nella sua abitazione-studio legale l’avvocato Mario Piccolino. Si ipotizzò un omicidio di camorra. Almeno per alcuni giorni rimase in piede questa pista. Arnone analizzò il sistema di video sorveglianza di una farmacia di Largo Paone e permise gli inquirenti di seguire la pista giusta: a uccidere Mario Piccolino fu Michele Rossi, il dirigente di estrema destra originario di Santi Cosma e Damiano che covava sentimenti di rancore nei confronti del legale per un procedimento civilistico (la disponibilità di una grotta tufacea a Ventotene) che l’aveva visto soccombente.
“Il mio assistito – ha aggiunto l’avvocato Aprea – non vede l’ora di chiarire la sua posizione al magistrato titolare del fascicolo. Non penso che possa difendersi dal reato di essere il cognato del titolare di un’azienda che il suo lavoro l’ha sempre esercitato con professionalità ovunque ha operato. Le sue quote le ha consegnate da tempo ma questo non comparire nell’avviso delle indagini”.
La Procura ha effettuato un ragionamento diverso: la “A.M. Tecnologia e Sicurezza srl” è stata adeguatamente favorita dal Comune di Minturno attraverso lo “spacchettamento” di un incarico: il primo venne deciso da Mario Vento con la determina numero 72 del 9 maggio 2018 per un importo di quasi 22 mila euro, il secondo – deciso sempre da questo responsabile di servizio – adottato 16 giorni più tardi con la determina numero 144 per un importo di 39.894 euro che sfiorò la soglia di legge (40mila euro) entro la quale gli incarichi possano essere affidati direttamente.
Con la loro condotta Stefanelli, Vento (coinvolto in questa vicenda nel ruolo di responsabile del servizio nelle determine di affidamento diretto dei lavori di ampliamento della videosorveglianza), l’ingegnere Laura Mancini e, appunto, Arnone, con lo spacchettamento dei due incarichi “riguardanti però lavori omogenei” avrebbero impedito che l’intervento fosse deciso attraverso una regolare gara pubblica. L’opera aveva ricevuto due finanziamenti di oltre 99mila euro ma doveva essere – scrive il sostituto procuratore D’Orefice – “programmabile in maniera unitaria sin dall’inizio”. Il Comune di Minturno e la Regione Lazio in effetti hanno risparmiato alla distanza 40mila euro – le due determine di Vento hanno avuto un importo di quasi 62mila euro – ma per la Procura di Cassino sarebbe stata necessaria l’applicazione di quanto prevede l’articolo 36 del decreto legislativo numero 50/2006 in base al quale per affidamenti ed esecuzioni lavori di importi pari o superiori a 40mila ed inferiori a 150mila “l’affidamento deve avvenire tramite procedura negoziata e deve essere preceduto dalla previa valutazione di tre preventivi ove esistenti e quindi deve essere subordinato all’esplicazione di una procedura di gara anche se informale o atipica”.
Le intercettazioni telefoniche in cui vengono registrate Stefanelli e Arnone poi. Nella prima del 12 settembre 2017 il sindaco di Minturno, rispondendo ad una telefonata dell’imprenditore finanziere Arnone, si lamenta quasi con i vertici della compagnia di Formia dei Carabinieri per non avergli consegnato, in vista dell’affidamento dell’incarico per la video sorveglianza, l’indice della criminalità sul territorio minturnese. “Io ho fatto finta di niente Marcè …ma se io so Autorità di Ps sul territorio..no?” si interrogava Stefanelli, aggiungendo ironicamente: “Ma chi me la dare la presidenza della Repubblica l’indice di criminalità del territorio mio?” La risposta di Arnone: “A Castelforte glielo ha dato la caserma dei Carabinieri”. Ancora Stefanelli, a concludere: “Mi sembra veramente.. Guarda questo di Formia io bho..non lo capisco”. Quella conversazione si concluse con una rassicurazione di Arnone: “Te l’ha detto (Laura Mancini,ndr)…Abbiamo fatto il progetto dell’ampliamento..abbiamo messo lungomare, piazze e scuole come…capito”.
Due giorni dopo il sindaco ricorda ad Arnone che l’indomani la Giunta avrebbe approvato il bando della videosorveglianza per poi inviarlo alla Regione entro mezzogiorno. Stefanelli ricevette dal finanziere questa richiesta telefonica: “Domani mattina..ho parlato con Laura eh….Se tu mi organizzi la Giunta per domani mattina..noi per stasera ce la facciamo…Quindi domani mattina la approvi e lo fai partire tramite Pec…Domani è venerdì”.
Gerardo Stefanelli a quel punto chiedeva ad Arnone se di questo argomento fosse stato informato Mario Vento. La risposta dell’imprenditore: “Sì glielo detto che stiamo facendo la cosa…Ehh e basta non mi ha detto niente….io l’ho saputo un giorno prima che ci vedevamo e ho velocizzato tutto”. La conclusione di Stefanelli è stata quasi brusca: “Bravo..perchè io l’ho vista da venti giorni, grave, questa è una cosa grave, molto grave”.