FORMIA – Il dibattito è appena iniziato: serve ancora al comune al Formia una società municipalizzata per la gestione del ciclo dei rifiuti? L’interrogativo è quanto mai d’attualità dopo l’avvio di una discussione che nell’ambito della presentazione venerdì in consiglio comunale del Pef sul servizio svolto dalla Formia rifiuti zero è scivolata su un binario pericoloso. La maggioranza ha fatto subito quadrato attorno al sindaco Gianluca Taddeo (“avrebbe voluto dire altro, la sua affermazione è stata strumentalizzata sul piano politico”) che però è finito nel tritacarne mediatico a causa dell’iniziale proposta avanzata dal capogruppo di “Guardare Oltre” Imma Arnone circa la necessità di convocare un consiglio comunale monotematico sul futuro della Frz.
A mettere il neo primo cittadino sul banco degli imputati è stato, tra i primi, il ‘papà’ politico della Formia Rifiuti zero, l’ex assessore alla sostenibilità ambientale dell’ultima giunta di centro sinistra Claudio Marciano: “ll Sindaco Taddeo evidentemente non ha esperienza di camorra, per sostenere che una società dei rifiuti infiltrata potrebbe ‘funzionare’ meglio di una sana. Dovrebbe semplicemente prendere la propria auto e fare qualche decina di chilometri, per vedere i danni irreparabili che ha prodotto un ciclo dei rifiuti nelle mani di malviventi”.
Claudio Marciano ha deciso di mettere nero su bianco dopo aver visionato l’ora e mezzo del consiglio comunale di venerdì scorso. E non ha ammesso di non aver voluto credere al tipo di discussione scaturita dalla telegrafica presentazione del Pef da parte dell’assessore al bilancio Francesco Traversi: “La Frz è un patrimonio delle città di Formia e Ventotene, non è la creatura di nessuno. Grazie a questa società, oltre a insediare uno scudo contro le possibili infiltrazioni camorristiche nel nostro ciclo dei rifiuti, siamo riusciti a raggiungere elevati livelli di raccolta differenziata, a fare investimenti importanti come la flotta mezzi, e a tenere il costo del servizio più basso di quasi tutti gli altri Comuni della provincia. Essendo una società totalmente pubblica, con regole di trasparenza sulle assunzioni e le forniture rigide quanto quelle degli enti locali, la Formia Rfiuti zero – ha voluto rimarcare Marciano – ha limitato le pratiche clientelari, ad esempio organizzando il primo concorso pubblico per accesso alle posizioni di operatore ecologico che il nostro territorio ricordi”.
Il capogruppo di “Guardare Oltre” Arnone ha chiesto la proroga del mandato novennale (scade nel 2023) del comune di Formia alla sua società municipalizzata mentre si sono differenziate, sia nella forma che nella sostanza, le posizioni delle altre forze di minoranze, in testa quella del Partito Democratico. Per l’ex assessore Marciano “compito dell’attuale amministrazione è tutelare questo patrimonio, e farlo progredire, rendendo l’azienda più efficiente. Si faccia pertanto un consiglio comunale su questo tema, e si metta all’ordine del giorni l’unico atto che ha un senso: prolungare la durata dell’affidamento alla FRZ di altri 12 anni, dato che tra un anno scade il primo. E’ questa l’unica misura attraverso cui si può rilanciare l’azienda in termini di investimenti e di attrattività per nuovi soci”.
Il Sindaco ha chiarito di non aver mai pensato ad avviare la procedura per lo smantellamento della Formia Rifiuti zero ma il primo a rendersi conto che il suo mandato è giunto ai titoli di coda è l’amministatore unico Michele Bernardini. L’imminente approvazione del bilancio di previsione della Frz coinciderà con la pubblicazione del bando per la scelta del nuovo management della società. Ad essere preoccupati sono i suoi 86 dipendenti che non hanno accettato la critica di non coltivare gli interessi della Frz di cui sono dipendenti. Intanto sono scatatti gli ordini di servizio per censire le criticità esistenti sul territorio. L’erba è alta in molti punti della città ma il core business della Frz è la gestione dei rifiuti: Formia rispetto al passato è più complessivamente più pulita ed il servizio, rispetto al vicino comune di Gaeta, costa sicuramente di meno. Ma potrebbero non bastare per preservare un’esperienza societaria che – secondo molte forze politiche – va soltanto migliorata ed efficientata.