PONZA – La morte dell’ex campione romano di kickboxing Gianmarco Pozzi, 27 anni, avvenuta il 9 agosto 2020 a Ponza è stata di nuovo sullo sfondo dell’interrogatorio di garanzia cui sono state sottoposte, davanti il Gip del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce, le due persone arrestate dai Carabinieri della compagnia di Formia con l’accusa di aver fatto di un’organizzazione dedita alla detenzione, finalizzata allo spaccio, di cospicui quantitativi di droga durante la stagione turistica.
L’ex gestore del Blue Moon di Ponza, Vincenzo Pesce, di 34 anni di Ponza, e Alessio Lauteri, 28enne amico di Gianmarco e suo coinquilino sull’isola pontina sino all’agosto di due anni fa, hanno detto molte cose al Gip nel corso dell’interrogatorio. Soprattutto Pesce, difeso dall’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe, ha precisato un aspetto, poi ribadito dall’interrogatorio di Lauteri, che rappresenta un rompicapo per gli inquirenti: c’entra la droga nella morte – per i familiari è stato un omicidio – di Pozzi?
Pesce ha seccamente rifiutato l’accusa di aver commissionato a Pozzi (suo dipendente), alcuni giorni prima della sua morte, l’acquisto a Roma di una partita di droga per rifornire i clienti dell’ex discoteca Blue Moon. Pesce ha voluto così replicare alle accuse fornite dal papà di Pozzi che nel corso di una trasmissione televisiva aveva affermato come la droga possa essere il movente del presunto delitto – le indagini della Procura di Cassino sono tutt’altro che concluse – del 9 agosto di due anni. L’avvocato Di Giuseppe ha chiesto al Gip Di Croce la revoca della detenzione domiciliare per il suo assistito per due ordini di motivi: l‘inattuabilità del provvedimento restrittivo rispetto al reato contestato e l’inapplicabilità delle dichiarazioni rilasciate dal padre di Pozzi anche perchè “non compaiono in alcuna sit o intercettazioni ma sono dichiarazioni rilasciate ad una trasmissione televisiva”.
Un fatto è certo: l’ordinanza eseguita dai Carabinieri ed emessa dal Gip Di Croce su richiesta del sostituto procuratore Flavio Ricci – contiene altre tre misure cautelari ed altrettanti obblighi di firma – evidenzia il presunto coinvolgimento di Pozzi nella compravendita di cocaina da portare sull’isola e fornisce dettagli di un’indagine difensiva condotta dalla sorella di Gianmarco Pozzi, Martina. Per la donna il fratello è stato ucciso (fu trovato con la testa fracassata, l’osso del collo rotto e ferite su tutto il corpo) e non è caduto accidentalmente in un’intercapedine alta neanche tre metri.
Ha avvicinato a Ponza un collega buttafuori di Gimmy che gli avrebbe riferito, attraverso una conversazione registrata e consegnata agli inquirenti – che il presunto delitto non sarebbe stato commesso per l’assunzione della droga ma alla sua vendita. In sintesi, Gianmarco – secondo la tesi cui è giunta la sua famiglia – andando nel quartiere romano Laurentino 38 ad acquistare la sostanza stupefacente da portare al Blue Moon si sarebbe sostituito ad un presunto e precedente fornitore. Secondo il Gip Di Croce, Pesce e Lauteri avrebbero proseguito lo smercio di droga a distanza di pochi giorni dalla morte di Gimmy, consapevoli di essere monitorati dalle forze dell’ordine e dai Carabinieri in particolare.