CASSINO – “Guglielmo Mollicone ha lottato per tutta la vita per trovare i colpevoli e questa è stata la sua unica ragione di vita che poi è diventata anche il motivo della sua morte. Non è riuscito a vedere in vita la punizione dei colpevoli e questo stress, con tutta probabilità, ha influito sul decorso della sua vita’’. Lo detto nel suo lungo e appassionato intervento l’avvocato Dario De Santis, il legale di parte civile del padre e dello zio di Serena, Guglielmo e Antonio Mollicone, nel primo intervento delle parti civile che lunedì ha concluso, davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino, l’udienza inaugurata con la severa richiesta formulata dai sostituti procuratori Maria Beatrice Siravo e Carmen Fusco nei confronti dei cinque imputati.
Le richieste di 30 anni di reclusione per l’ex Comandante Franco Mottola, 24 per il figlio Marco ritenuto l’autore materiale del delitto, 21 per la moglie Annamaria e, ancora, 15 anni per il maresciallo Vincenzo Quatrale e 4 anni per l’ex appuntato Francesco Suprano hanno appagato le principali parti civili che hanno chiesto cinque milioni di euro di risarcimento danni per i tre componenti della famiglia Mottola e per il luogotenente Quatrale e 100 mila per l’appuntato Francesco Suprano.
E ancora l’avvocato De Santis: ”La requisitoria della dottoressa Siravo – ha detto legale dei fratelli Mollicone – è stata talmente vasta, puntuale quasi enciclopedica, almeno per quanto attiene alle materie e agli argomenti che può offrire un processo, che esonera e finanche mi preclude di ripetere una trattazione così estesa, così ampia. Non farei una cosa utile, non farei una cosa gradita probabilmente”. La sorella di Serena, Consuelo, è stata, come lo è sempre, più cauta non volendo entrare nel merito delle richieste di condanna della Procura:”L’unica cosa che chiediamo è: giustizia”.
Sulla stessa falsariga è apparso il legale che sta gestendo la sua costituzione di parte civile, l’avvocato Enzo Salera: “Il lavoro investigativo della dottoressa Siravo ha reso, ha trasformato l’aspirazione umana di papà Guglielmo in un processo. Siamo fiduciosi per il suo esito anche perché i Mottola non sono persona da odiare ma da giudicare”
La difesa del mare maresciallo Franco Mottola replicherà tra le udienze di mercoledì e giovedì e per il pm l’ex comandante è il “titolare di una posizione di garanzia massima”, è “l’autore dei depistaggi” ed “è stato evidentemente la mente, perché ha gestito un ragazzo di sì e no 19 anni”. Franco Mottola, ha detto ancora la pm, “ha approfittato della sua posizione di comandante della stazione dei carabinieri” e anche se il reato gli è contestato senza aggravanti noi riteniamo che di fatto l’aggravante della violazione dei doveri d’ufficio sia già contestata” ecco perché “chiediamo 30 anni di reclusione senza generiche”. Se Mottola ha ribadito l’innocenza sua e dei suoi due familiari – come ha dichiarato nell’intervista video allegata – uno dei suoi legali, l’avvocato Mauro Marsella, ha specificato come l’omicidio di Serena ” non sia avvenuto in caserma e come gli imputati siano assolutamente innocenti. Cercheremo di confutare punto per punto tutti gli indizi che le pm hanno esposto, che sono frutto di una ipotesi accusatoria che non è stata riscontrata dagli incartamenti del processo”, ha aggiunto.
Ad anticipare il contenuto delle arringhe difensive della famiglia Mottola è stato il coordinatore della sua difesa, il criminologo Carmelo Lavorino: “Dai Pm solo illazioni, solo ricostruzioni fantasiose per fare quadrare il cerchio, nessuna prova e nessun riscontro. Il sospetto è l’ombra nera della cattiva intuizione e della fissazione investigativa”.
INTERVISTA video Franco Mottola, ex comandante della Stazione di Arce dei Carabinieri