FORMIA – Il market della movida. Fu quello che il commissariato di Polizia di Formia pensò di aver sgominato il 12 ottobre 2018 nella traversa Lucciola di via Vitruvio, a metà strada tra Largo Paone e la frequentata piazza Vittoria. Il pedinamento di due uomini di Formia, nella duplice veste di assuntori ma anche spacciatori, permise agli agenti dell’allora dirigente, il vice-questore Massimo Mazio, di smascherare una sorta di deposito che secondo l’accusa gestiva Gianfranco Simeone, storico pluripregiudicato di Formia di 53 anni, presso il suo monolocale.
I suoi ultimi due clienti – Mario Rischio e Sandro Perrin, di 57 e 33 anni – furono sorpresi all’esterno in possesso di un sacchetto di cellophane contenente due involucri con circa 106 grammi di hashish da cui erano ricavabili 373 dosi medie singole, la successiva perquisizione domiciliare permise di sequestrare a Simeone alcune dosi di sostanza, hashish e marijuana, tre bilancini di precisioni e materiale vario per il confezionamento della droga, due pistole giocattolo ad aria compressa prive di tappo rosso – riproduzione del modello Beretta in uso alle forze dell’ordine ed una tipo revolver – e, occultati in un cassetto avvolti in un nastro adesivo – 2000 euro, probabile provento della precedente attività di spaccio. La perquisizione domiciliare terminò sul terrazzo dell’abitazione di Simeone dove venne scoperta una pianta di cannabis che, alta tre metri, venne coltivata grazie all’utilizzo dell’immancabile pianta led.
Simeone, Rischio e Perrin furono arrestati su ordine del sostituto procuratore Alfredo Mattei con la detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacente. Ora le loro strade processuali si sono differenziate con un esito anche diverso. Rischio, difeso dagli avvocati Gianluca De Meo e Gianni Bove, ha chiesto di essere giudicato con il rito ordinario e, di fronte alla richiesta a due anni di reclusione formulata dal rappresentante della pubblica accusa, è stato assolto dal giudice monocratico del Tribunale di Cassino Pio Cerase con la formula piena per non aver commesso il fatto. In precedenza Simeone e Perrin furono condannati rispettivamente a due anni e ad un anno e quattro mesi di reclusione al termine del rito abbreviato e del patteggiamento.