MINTURNO – Ci sarà bisogno di un secondo processo d’appello per l’omicidio di Cristiano Campanale, il commerciante di 28 anni di Scauri investito mortalmente la sera del 25 gennaio 2019 da Edoardo Di Caprio, di 39 anni che, a bordo della sua Ford Fiesta in via Antonio Sebastiani in pieno centro a Scauri travolse l’uomo e, brandendo un bastone, aggredì, ferendolo gravemente, il fratello della vittima, Andrea, ora 24enne. Lo ha deciso, a sorpresa la prima sezione della Corte di Cassazione che, accogliendo il ricorso del nuovo legale dell’imputato, l’avvocato Paolo Barone, ha annullato la sentenza del 15 ottobre 2021 della Corte d’Appello che aveva confermato per l’uomo la condanna a 16 anni e 8 mesi di reclusione.
I giudici della Suprema Corte hanno ordinato dunque un processo d’appello bis che dovrà svolgersi davanti ad una sezione diversa della Corte d’Assise d’appello che 11 mesi fa aveva confermato la condanna emessa in precedenza dal Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera al termine del rito abbreviato. Per i futuri sviluppi di questa controversa vicenda processuale sarà fondamentale verificare, entro i prossimi 30 giorni, il contenuto delle motivazioni alla base dell’annullamento con rinvio della sentenza d’appello. Nella sua lunga e articolata arringa l’avvocato Barone ha sostenuto come Edoardo di Caprio non dovesse essere giudicato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dall’uso di un mezzo insidioso, la sua auto. Inoltre all’imputato gli è stata negata l’attenuante di aver agito in un stato d’ira determinato dal “fatto ingiusto altrui”, cioè di essere stato in precedenza provocato dalla vittima.
Determinante per la decisione della Corte di Cassazione potrebbe essere stato il contenuto di una perizia cinematica prodotta dalla difesa, secondo la quale la traiettoria della vettura condotta da Di Caprio contro i fratelli Campanale sarebbe stata pesantemente condizionata dalla presenza di un palo dell’arredo urbano che, abbattendosi, ha determinato la paralisi cerebrale e la morte pressoché istantanea di Campanale. In sintesi l’utilizzo della Fiesta non è stato determinante per la morte del commerciante di Scauri, la cui parte civile, per la cronaca, aveva deciso di non costituirsi nel processo in Cassazione.
La difesa di Di Caprio, invece, ha censurato la sentenza d’appello dell’ottobre scorso nella misura in cui l’imputato prima dell’omicidio avrebbe subito per un giorno e mezzo precise pressioni per aver chiesto di essere soddisfatto di un credito che vantava nei confronti di Campanale. Quest’ultima ricostruzione è sempre stata rigettata dalla parte civile – Campanale aveva sì un debito ma non nei confronti di Di Caprio – che, rappresentata dall’avvocato Luca Cupolino, intende leggere le motivazioni dell’ordinanza della Cassazione prima della fissazione di un nuovo processo d’appello.