FORMIA – Sarà veramente difficile dimenticare le scene di ieri pomeriggio a Formia: il fiume di fango che scorre da Santa Maria La Noce, lambisce le case – impossibile dimenticare le urla della signora che ha filmato il triste momento -, fa “solo” sfiorare la tragedia per una fortuita coincidenza, e che arriva a Castellone, a Rio Fresco, sfociando a Vindicio.
Scene a cui, purtroppo, nel sud pontino gli abitanti sono fin troppo abituati: meno di due anni fa – nel dicembre del 2020 – l’esondazione del torrente Pontone che mise in ginocchio il già citato quartiere di Vindicio (anche lì la tragedia fu solo sfiorata per una fortuita coincidenza) e ancora prima le bombe d’acqua che fanno puntualmente allagare piazza Tommaso Testa…
Proprio per questa ciclicità degli eventi climatici che colpiscono il litorale formiano, se da una parte, la città si stringe attorno ai quartieri colpiti, con ognuno che cerca di aiutare come può, è anche giusto chiedersi: si poteva evitare? Se sì, come? Cosa andrebbe fatto meglio, cosa bisogna evitare di ripetere in futuro?
A fare il punto sulla situazione è Eduardo Zonfrillo di Legambiente sud pontino che attacca spiegando: “Le zone da cui sono arrivate le valanghe d’acqua sono quelle più volte interessate da incendi boschivi durante la scorsa estate.” Incendi che, purtroppo, sono un’altra costante di questo territorio, ma che, ancora non si riescono a limitare, per non dire impedire.
Ma Zonfrillo non risparmia neppure la politica, quando spiega che quanto accaduto è anche colpa della “scorretta gestione del territorio, dell’antropizzazione di aree collinari, di interventi di restringimento dell’alveo naturale dei rivi, dei tombinamenti di tratti di canali di scolo che hanno contribuito ad innescare un meccanismo di squilibrio non più tollerabile di fronte ai cambiamenti climatici.”
Zonfrillo sottolinea anche che una soluzione è anche possibile, ma che bisogna “intervenire al più presto lungo le pendici dei Monti Aurunci da Itri fino a Spigno Saturnia con piani efficaci di prevenzione dagli incendi e programmi di riforestazione delle zone percorse dalle fiamme e interventi di riequilibrio geologico” prima che sia troppo tardi.
Zonfrillo conclude esprimendo tutta la solidarietà del Circolo Legambiente, nella speranza che in futuro non si debba gridare al miracolo per una tragedia solo sfiorata per una fortuita coincidenza…
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