GAETA – Non è rimasta isolata la spaccatura nel già precario centro sinistra di Gaeta dopo la delibera votata quasi all’unanimità dal consiglio comunale sul futuro produttivo ed industriale degli impianti di acquacoltura e miticoltura. Ora si è aggiunta la velenosa presa di posizione dell’associazione ambientalista “La Barba di Giove” che non ha affatto digerito il voto favorevole alla delibera da parte del capogruppo del Pd Emiliano Scinicariello e dell’ex candidato a sindaco Sabina Mitrano, la stessa che il mondo ambientalista gaetano aveva sostenuto alle elezioni amministrative del 12 giugno.
Beniamino Gallinaro non arriva a parlare di “tradimento” ma avrebbe auspicato qualcosa di diverso dai consiglieri d’area. E invece Scinicariello e Mitrano hanno votato insieme alla maggioranza Leccese che ha detto di no alla delocalizzazione degli impianti – le cui concessioni demaniali sono scadute nel 2020 – davanti le spiagge del litorale di ponente di Gaeta ma ha sollecitato un periodo di sperimentazione fuori Punta Stendardo chiedendo una verifica tecnico amministrativa da parte della Regione. L’unico fuori dal coro è stato l’ex sindaco Silvio D’Amante che ha votato contro una delibera “fumosa e poco trasparente”. Per Beniamino Gallinaro dell’associazione ecologista “La Barba di Giove” “l’esito del consiglio comunale di Gaeta che aveva all’odg l’atto di indirizzo per il rilascio delle concessioni relative all’itticoltura non ci lascia stupefatti. Tutto purtroppo si è svolto come da copione.A dodici anni dall’istituzione dell’area sensibile del Golfo di Gaeta la politica del rinvio ha ancora una volta il sopravvento”.
Gallinaro ha avanzato subito una premessa: “Nessuno vuole affossare un comparto produttivo della città – ha aggiunto – Ci chiediamo se quanto deliberato non sia un altro espediente per prendere tempo e sperare in tempi migliori (prossime elezioni regionali). In tutta questa vicenda, che ha origini nei primi anni Duemila, emerge con evidenza l’assoluta mancanza di volontà ad affrontare da parte delle varie amministrazioni comunali la questione.! Nel 2006 fu firmato un verbale di intesa tra la Regione, la Provincia, l’ex Autorità portuale del Lazio, i comuni di Formia e Gaeta e i rappresentanti di categoria degli itticoltori. Il punto B dell’intesa che si sarebbe provveduto al posizionamento offshore di impianti per un periodo di sperimentazione finalizzato a sostituire le tecnologie esistenti”.
“Successivamente – prosegue – nel regolamento regionale del 2009 che disciplinava il rilascio delle concessioni, venne stabilito per il Golfo di Gaeta che le stesse concessioni non erano rinnovabili e, alla scadenza del termine di tre anni, le stesse potevano essere rinnovate nei siti individuati off shore e già assegnati per effettuare la sperimentazione degli allevamenti ittici. Nel 2010 la Giunta Regionale deliberò l’istituzione dell’area sensibile e, dunque, disponeva la delocalizzazione off shore degli impianti di acquacoltura e di itticoltura”. Gallinaro condivide la posizione dell’ex sindaco D’Amante secondo la quale la sperimentazione,riproposta mercoledì mattina dal consiglio comunale di Gaeta, è “una bella formuletta. Fermo restando che sinora non è stata ancora attuata, potrebbe lasciare tutto com’era. Dove è stato il Comune di Gaeta in tutti questi anni? Il Sindaco del 2006 (Massimo Magliozzi), firmatario del verbale di intesa, è attuale membro della maggioranza. Se si aveva realmente a cuore l’oro blu, come lo chiama l’attuale sindaco, avrebbero dovuto da tempo avviare un tavolo per una corretta delocalizzazione”.
“Se ne sono ricordati solo in zona cesarini. Con la Carta vocazionale della Regione viene meno qualsiasi ipotesi di sperimentazione, perché i siti proposti sono idonei alle attività di itticoltura. Non bisogna nascondere dietro fantomatici tavoli la vostra ignavia nell’affrontare un problema più che decennale – ha concluso Gallinaro – Sicuramente non c’è risoluzione definitiva immediata ma il disinquinamento del Golfo richiede passi in avanti decisi e non si possono ulteriormente tollerare posizioni ambigue o solo di facciata . Questo riguarda tutti , nessuno escluso” – è la velenosa punzecchiatura politica dell’associazione ecologista.
La delibera adottata dal consiglio comunale di Gaeta non ha registrato sinora alcuna presa di posizione ufficiale da parte del comune di Formia che ha chiesto sì la delocalizzazione degli impianti di allevamento dei pesci e dei mitili ma senza far rilevare al comune di Gaeta che è il Golfo è unico e non ha padroni… O almeno sino a prova contraria.