GAETA – Due milioni ma il dato è carente per difetto. E’ il valore che il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli attribuisce alle dieci unità immobiliari sequestrate nella panoramicissima via dei Capuccini a Gaeta ai danni dell’impresa edile di Antonio Passarelli, di 57 anni di Melito, in provincia di Napoli. All’uomo nelle ultime ore è stato sequestrato, su ordine della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capuologo campano, su proposta della locale Procura della Repubblica, un patrimonio mobiliare e immobiliare del valore di oltre 290 milioni di euro.
Nello specifico sono stati messe sotto chiave 12 società, 16 autoveicoli, 37 rapporti finanziari e 639 immobili e terreni, ubicati nelle province di Napoli, Benevento, Caserta, Bologna, Ravenna e Sassari e Latina. E a Gaeta, non molto lontano dell’ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro”, sono stati sequestrati 10 appartamenti che – secondo gli inquirenti – sarebbero stati realizzati con il danaro sporco della camorra.
Passarelli, arrestato nel 2017 e gravato di una sentenza di condanna definitiva per fittizia intestazioni di beni, era ricercato da anni da diversi clan della camorra, alcuni dei quali anche in guerra tra di loro – “Puca”, “Di Lauro” “Scissionisti”, “Mallardo”, “Verde” e “Perfetto” – perché in grado di essere un privilegiato catalizzatore degli interessi criminali in vari settori commerciali, primo fra tutti quello degli investimenti immobiliari.
Se sono finiti sotto sequestro i dieci appartamenti di Gaeta – catastalmente già pronti per finire sul mercato immobiliare – ma anche in Costa Smeralda (a Porto Torres), a Ravenna (nel comune di Russi) e lo stesso Parco “Primavera” di Melito è perché – hanno spiegato gli inquirenti coordinati dal Tenente Colonnello Domenico Rotella – le indagini sono state avallate dalle “concordi” – così sono state definite – dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia.
Le indagini delle Fiamme Gialle napoletane, affiancate per quanto riguarda i sequestri a Ravenna da quelle del comando provinciale di Bologna, avrebbero fatto emergere, inoltre, “una sistematica attività di sottrazione all’imposizione tributaria di ingentissime somme di denaro, reinvestite in operazioni commerciali ed edilizie”. Le indagini economico-patrimoniali eseguite sul conto di Passarelli e sui componenti del suo nucleo familiare avrebbero acclarato, nel periodo 1993-2021, la totale assenza di redditi ovvero l’esistenza di redditi dichiarati del tutto irrilevanti e decisamente incongruenti rispetto alla cospicua disponibilità finanziaria, alla titolarità di numerose partecipazioni societarie e al vastissimo patrimonio immobiliare.