VENTOTENE – “Dopo disservizi e disagi, legati ai problemi di funzionamento del dissalatore, ora acqua salmastra entra direttamente nelle case e nelle attività commerciali di Ventotene: famiglie, alberghi, ristoranti e bar, di nuovo condannati all’approvvigionamento mediante acqua minerale. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come la produzione di acqua potabile da dissalazione, nell’isola di Ventotene, resta un problema insoluto che ha segnato ritardi, disagi e danni, alla rete idrica esterna e interna alle abitazioni” – a denunciare questa situazione, in una nota, è l’Associazione Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine.
“Sorprende – si legge ancora – la indecente affermazione, ancora oggi riproposta, addirittura riportata nella delibera regionale n. 45736 del 3 Novembre 2022, secondo la quale i ritardi per la realizzazione dell’intero progetto (Dissalatore Definitivo) siano da imputare non all’operato dell’Egato, del Gestore e della Regione Lazio, ma esclusivamente ad azioni legali intraprese da soggetti pubblici e privati che ne hanno ostacolato l’attuazione. Le ordinanze comunali che ostacolarono l’installazione del dissalatore temporaneo nel Giugno – Luglio 2017, furono rese inefficaci con repentini ricorsi al TAR da parte di Acqualatina. Infatti, l’impianto, temporaneo, fu installato alla metà di novembre 2017, e divenne immediatamente operativo ma dopo circa 15 giorni dai rubinetti delle abitazioni cominciò a scorrere acqua torbida. L’impianto era stato installato senza il trattamento di mineralizzazione e perciò fu immessa nel civico acquedotto acqua molto dolce, quasi distillata (4° gradi F). Cominciarono subito fenomeni di solubilizzazione di polisaccaridi, calcio e ferro”.
Prosegue: “Nel maggio 2018 Acqualatina invitò ufficialmente il Comune e i cittadini di Ventotene a far scorrere liberamente l’acqua impegnandosi a riscuotere solo i canoni senza consumi. Furono eseguiti anche lavaggi con acqua in pressione nelle tubature. Analisi eseguite mostrarono bassa durezza dell’acqua e massiccia presenza di metalli pesanti al di sopra dei valori consentiti dalla Legge, soprattutto ferro. Pertanto nell’ottobre del 2018 fu emessa una nuova ordinanza di non potabilità. Solo nel giugno del 2019, in seguito alla sostituzione dei tubi in ferro con quelli in neoprene, e dopo l’installazione di un impianto di mineralizzazione, la qualità dell’acqua migliorò ma il problema non si risolse definitivamente e in tutta l’isola, tant’è che in molte abitazioni e, soprattutto nella parte alta, persistono tuttora intensi fenomeni di torbidità”.
“Dall’estate scorsa, per far fronte al precario funzionamento del dissalatore, il Gestore ha dovuto riprendere, ripetutamente, il rifornimento con navi cisterne. Da quanto rappresentato si può concludere che in cinque anni, dal novembre 2017 ad oggi, l’approvvigionamento idrico di Ventotene resta gravemente inadeguato e rischioso per la salute dei cittadini. Altro che azioni legali pubbliche e private, che avrebbero ritardato il cronoprogramma per la realizzazione del dissalatore definitivo. La responsabilità di quanto accaduto e accade è tutta di una gestione pasticciona, inadeguata e incompetente del Gestore. Quanto sta accadendo a Ventotene è in evidente contrasto con la normativa vigente e con il più aggiornato e approfondito Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano in discussione al Senato” – spiega ancora la nota dell’Associazione.
E conclude: “Ci chiediamo se l’ASL, l’ARPA Lazio, l’ Istituto Superiore di Sanità, la Regione Lazio, la Presidenza della Provincia, nonché l’EGATO 4, e tutti gli altri Enti preposti al controllo delle acque destinate al consumo umano non hanno nient’altro da fare che assistere a una gestione inaffidabile e fallimentare senza adoperarsi per mettere un punto fermo a tutta questa storia”.