FORMIA – “I processi si celebrano fortunatamente in un’aula di Tribunale e non è nostro costume replicare al carattere giacobino di prese di posizioni fortemente e facilmente condizionate dalla campagna elettorale già in corso. La responsabilità penale, da che mondo è mondo, è soggettiva e ciò che potrebbero o dovrebbero fare altre istituzioni, su richiesta di una consigliera comunale, esula dalla nostra sfera di competenza”.
Maurizio Costa non avrebbe immaginato che l’ex sindaco di Formia Paola impiegasse un mese e mezzo per commentare
la decisione del Gup del Tribunale di Cassino Claudio Marcopido che, recependo un’istanza del sostituto Procuratore Alfredo Mattei, l’ha rinviato a giudizio in qualità di rappresentante legale della società clinica polispecialistica Tommaso Costa srl che gestisce la clinica “Casa del Sole” a Formia. L’imprenditore della sanità privata, assistito dall’avvocato Silvestro Conte, dovrà difendersi dalle ipotesi di reato di truffa e falso nel processo che il prossimo 14 febbraio inizierà davanti il giudice monocratico del Tribunale di Cassino.
Costa ha deciso di rimanere ermetico di fronte alla levata di scudi dell’ex sindaco di Formia Paola Villa che, dopo aver contribuito alla sua storica elezione nel giugno 2018, ha posto fine nel dicembre 2020 al suo mandato facendo venir meno i voti determinanti per l’approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio. La professoressa Villa prova gli stessi effetti dell’orticaria quando, pur senza costrizione o obbligo altrui, è chiamata a commentare le gesta, penali ed imprenditoriali, della famiglia Costa o della clinica di famiglia.
L’ex sindaco di Formia questa volta tenta di aggirare l’ostacolo chiamando in causa la Regione Lazio e l’Asl di cui censura il loro silenzio dopo l’accoglimento della richiesta di rinvio a giudizio di chi, due anni fa, ha deciso di staccarle la spina e di mandarla a casa. Per la professoressa di scienze “questo silenzio va affrontato e senza indugi: la Regione insieme alla Asl devono costituirsi parte civile per rappresentare tutti i cittadini, i fondi pubblici e l’eventuale danno alle finanze pubbliche della regione, quelle stesse finanze che sovvenzionano i servizi sanitari pubblici come l’ospedale Dono Svizzero di Formia”.
La vicenda. A Costa viene contestata l’accusa di aver predisposto, sulla scorta di alcune indagini e intercettazioni telefoniche (è menzionato anche il sindaco di Castelforte Angelo Felice Pompeo, all’epoca dei fatti dipendente della struttura sanitaria, e non indagato) effettuate dai Carabinieri dei Nas dopo il via libera del Gip Vittoria Sodani, quattro cartelle cliniche false che avrebbero attestato il ricovero, mai avvenuto, di quattro pazienti tra il 2016 e il 2017. Sarebbe stato compiuto un raggiro per truffare la Regione Lazio – considerata dal Tribunale di Cassino parte offesa- per un importo di poco meno di 10mila euro.
L’altro capo di imputazione costato il rinvio a giudizio di Costa riguarda l’omessa comunicazione, sempre alla Regione, che quanto riguarda ulteriori cinque pazienti i loro ricoveri sarebbero stati effettuati per esami di diagnostica. Per l’accusa questi ricoveri, compiuti tra l’agosto 2019 ed il giugno dell’anno successivo, non andavano effettuati. E invece la Regione è stata costretta a versare alla clinica formiana un ingiusto profitto per un importo di circa 13.500 euro. La clinica Costa si difende affermando come i ricoveri vengano effettuati negli ultimi mesi di un anno solare anche quando il budget della Regione termina e ogni anno il privato corre il rischio d’impresa di non vedersi riconosciuto dall’ente erogatore.
Di questo aspetto meramente sociale ed assistenziale l’ex sindaco di Formia non fa alcun cenno ma c’era da aspettarselo. Menziona l’inchiesta del Pm Mattei, inaugurata nel 2020 nelle fasi iniziali della pandemia, e la firma da parte dell’Asl di Latina di “alcuni protocolli con diverse strutture private della nostra provincia per fare da supporto alle strutture ospedaliere, protocolli che vedevano impegnate cifre economiche non indifferenti, su cui allora fu chiesta chiarezza ma ad oggi non abbiamo mai avuto chiarezza, spiegazioni e rendicontazione”.
In quei mesi Paola Villa e Maurizio Costa erano al comune di Formia rispettivamente sindaco e rappresentante di una componente importante della prima coalizione completamente civica. Il procuratore di Cassino delegò per le indagini i Carabinieri del Nas di Latina che nel luglio 2020 chiusero “ambulatori medici che si trovavano prospicenti la clinica Costa privi di autorizzazione all’esercizio sanitario né da parte della Asl di Latina né da parte del Comune di Formia”.
All’epoca dei fatti l’ex sindaco fu cauta a fare queste accuse. Terminato il suo mandato, ha esternato il suo pensiero arrivando ora a mettere per iscritto come gli stessi Carabinieri dei Nas “ipotizzarono che fossero stati chiesti alla Regione rimborsi per ricoveri mai effettuati e approfondirono diverse cartelle cliniche”. Sono accuse pesanti. La professoressa Villa abbraccia improvvisamente il suo sano realismo quando aggiunge che “dall’analisi delle informazioni, si evince chiaramente che se il reato sará dimostrato, la Regione Lazio risulta essere la principale vittima, insieme alla Asl, il servizio sanitario regionale ne risulta economicamente colpito”.
Da qui il suo appello, in solitario, all’Asl di Latina e alla Regione Lazio a “costituirsi civile, per tutelare tutti noi, qualora le accuse si dimostrassero vere. In realtà ci aspettavamo già da tempo una presa di posizione da parte dei componenti politici ed enti amministrativi ma nulla è arrivato. Nessuno ha pensato neanche di portare la questione in Conferenza Sanitaria dei Sindaci della provincia. Speriamo che la risposta arrivi chiara e veloce, senza alcun tentennamento. La salute è diritto costituzionale, la politica ha il dovere di difendere tale diritto e le risorse economiche destinate ad esso, non di nominare direttori generali sanitari, direttori delle Uoc (Unità Operative Complesse), Primari, interferire in pubblici concorsi, avallare convenzioni per private strutture, mantenendo un ‘Sistema Sanitario Malato’ che danneggia tutti, perché prima o poi in ospedale tutti ci dovremmo andare…prima o poi tocca a tutti”.
Il genio di Massimo Troisi avrebbe risposto con una battuta: “E mo me lo segno”.
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