TERRACINA – Bisogna rifare il processo d’appello nei confronti di Fabrizio Faiola e della compagna Georgeta Vaceanu, di 36 e 26 anni, condannati in secondo grado rispettivamente a 30 e 19 anni di carcere per il sequestro e l’omicidio – avvenuti nel marzo 2017 – dell’imprenditore romano 82enne Umberto Esposito. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che, accogliendo una specifica istanza dei legali dei due, gli avvocati Maurizio Forte e Benedetta Orticelli, ha accolto l’eccezione sulle aggravanti riconosciute dalla Corte di assise di appello alla coppia e ha annullato il verdetto con rinvio ad un’altra sezione.
Nel 2020 la Corte d’assise d’appello di Roma aveva confermato, con le accuse di Omicidio e rapina, la condanna a 30 anni di reclusione emessa dal Gup del Tribunale di Latina Laura Campoli, nei confronti del fondano Faiola, mentre era stata ridotta a 19 anni la condanna per la Vacenau con la concessione – come detto – delle attenuanti generiche. Il corpo di Esposito era stato ritrovato nel marzo del 2017 alla periferia di Terracina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Faiola e la compagna rumena avevano sedato l’82enne, incaprettato e legato ad un albero in una zona isolata alla periferia di Terracina e lasciato morire. Esposito, poi, sosteneva economicamente la Vaceanu dandole denaro e facendole continuamente regali. E, prevalendo le carte di credito della vittima, i due avrebbero effettuato alcuni prelievi e acquisti.