FORMIA – Un omicidio su commissione, compiuto da un sicario non ancora affiliato al clan come prova di iniziazione. Ma soprattutto per inviare un messaggio chiaro all’amministrazione comunale di Formia. E’ questo il filone di indagine più accreditato sul quale stanno lavorando gli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.
Mario Piccolino, i cui funerali si terranno domani, sarebbe stato assassinato perché persona vicina al sindaco Sandro Bartolomeo e all’amministrazione comunale ma anche perché debole, vulnerabile, fin troppo semplice da uccidere. Lo dimostrerebbe il risultato dell’autopsia tenuta ieri pomeriggio presso l’obitorio di Cassino. La pistola è stata appoggiata alla fronte dell’avvocato, sulla quale sono evidenti segni di bruciatura. Il proiettile è di piccolo calibro e quindi non compatibile con una parabellum 9×21 come inizialmente si pensava, anche perché altrimenti avrebbe distrutto completamente il cranio a una distanza così ravvicinata. Un’arma piccola, dunque, facile da nascondere. Si attende la perizia balistica sul proiettile che potrebbe rivelare altri particolari.
“Sulla scena del crimine – spiega la criminologa Immacolata Giuliani, incaricata dal Comune di Formia come consulente di parte – non vi sono tracce biologiche. La vittima non è stata fatta inginocchiare. Il killer è stato preciso, pulito nell’esecuzione. Ha lasciato solo la sua immagine negli occhi del testimone, perché la camorra vuole che si sappia. Uccidendo l’ingegnere si sarebbe creata confusione, invece il messaggio doveva essere chiaro e diretto. L’assassino è un killer su commissione, è un professionista non ancora affiliato. Sul luogo dell’omicidio non c’è minima traccia di colluttazione, non c’è ‘affettività’. Quando una persona è spinta da un qualche tipo di emozione, che può essere odio o amore, fa confusione sulla scena. Qui ci troviamo invece davanti ad un uomo spietato, diretto, che non si è fatto intimorire da una terza persona che lo ha visto in faccia”.
Secondo gli inquirenti, sarebbe quindi stata scelta una vittima facile, una persona anziana, con riflessi non pronti. Un uomo più giovane sarebbe stato più complicato da gestire. Il killer ha avuto invece tutto il tempo di mettere la pistola alla fronte dell’avvocato e sparare, senza intoppi e senza tentennamenti. Molto probabile che sia incensurato, senza precedenti penali, quindi non schedato nei database delle forze dell’ordine: di qui la disinvoltura di un omicidio compiuto senza coprirsi il volto ma compatibile anche con l’iniziazione all’appartenenza di un clan camorristico.
Mario Piccolino sarebbe stato ucciso soltanto per inviare un messaggio. È stato utilizzato l’anello debole della catena per “colpire” qualcun altro. Probabilmente l’amministrazione comunale. E’ noto quanto l’avvocato Piccolino fosse vicino al sindaco Bartolomeo.
Ma quale potrebbe essere il movente? Anche su questo ci sono varie ipotesi ma si sta facendo sempre più largo quella delle sale slot.
Il Comune di Formia ha approvato qualche mese fa un regolamento che mette dei paletti sull’apertura di tali esercizi e più in generale sulla presenza degli apparecchi elettronici nei locali, che non devono trovarsi a meno di 500 metri da luoghi pubblici, come scuole, chiese, uffici pubblici, ospedali, caserme, stabilimenti balneari, centri anziani e al di sotto dei 200 metri da banche, sportelli bancomat e postali, agenzie di prestiti o pegno.
Polemiche erano sorte per due locali che avrebbero dovuto aprire i battenti a Piazza Santa Teresa e in Via Vitruvio, argomento denunciato da “Un’altra Città” e Movimento 5 Stelle. L’amministrazione ha provveduto a non farli aprire ma più in generale ha portato avanti una battaglia contro questo settore.
Una lotta a questo tipo di attività che probabilmente non è stata gradita da qualcuno. È fin troppo noto che dietro questo settore vi siano gli interessi dei clan camorristici.
Lo conferma la Relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia, presentata a febbraio scorso dal procuratore Franco Roberti. Decine di pagine che parlano di slot, scommesse, videopoker, che testimoniano la presenza capillare delle mafie in questo settore. Un affare così importante da decidere di uccidere. È accaduto a Barrafranca, in provincia di Enna, dove il 9 febbraio 2014 è stato assassinato Antonino Morabito all’interno del suo bar. Nel marzo del 2012 era già stato vittima di un tentativo di omicidio, proprio per l’affare delle slot machine. Mario Piccolino potrebbe essere quindi l’ennesima vittima della camorra per le sale slot.
Nella relazione della Dda, si legge che l’“attività sempre più preminente” del clan camorrista dei Casalesi è il “controllo delle slot machine e dei videopoker in tutti i locali e che rappresentano la base finanziaria attraverso cui, per un verso, vengono pagati gli stipendi ai numerosissimi affiliati detenuti, per altro verso vengono effettuate attività di reimpiego di capitali”. Settore importantissimo, come quelli delle agenzie di scommesse e del gioco online “da tempo eletto dalle organizzazioni camorristiche” come “uno degli ambiti entro i quali è più conveniente reinvestire profitti criminosi”. E questo grazie a imprenditori che, entrando “in relazione col sodalizio camorristico”, contribuiscono “significativamente al rafforzamento economico dell’organizzazione e dello stesso suo incremento sotto il profilo della capacità di inserirsi in un circuito potenzialmente assai vantaggioso”. Con “un’estensione impressionante del giro di affari”.
Anche l’avvocato Piccolino, sul suo sito Freevillage.it, aveva scritto in merito all’apertura di sale slot ma non sarebbero quegli articoli le motivazioni della sua morte né la sua attività di blogger. In questa ipotesi investigativa della Dda, lui doveva essere il messaggio da mandare all’amministrazione comunale. Hanno ammazzato la persona più facile da uccidere e chiaramente vicina al sindaco Bartolomeo. Se davvero stanno così le cose l’omicidio assume una valenza più ampia che coinvolge non solo Formia ma tutto il golfo di Gaeta, i suoi politici e i suoi cittadini.
Giuseppe Mallozzi
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