FORMIA – Non sono tardate ad arrivare le prime conseguenze della decisione dell’amministrazione comunale di Formia di rinunciare ad uno dei settori cardine della propria struttura tecnico burocratica. La Giunta Municipale ha ufficializzato la propria rinuncia ad impugnare in appello il lodo arbitrale che l’ha visto soccombente davanti l’Anac contro l’impresa incaricata di costruire la stazione marittima sulla banchina di Molo Vespucci.
L’opera non è stata mai realizzata ma l’amministrazione Taddeo ha deciso di trovare un accordo con l’associazione temporanea d’impresa formata dalle ditte “Di Cesare Gino srl” e Sogemar riconoscendole una buonuscita economica niente male rispetto alla mancata realizzazione dell’opera che avrebbe dovuto rappresentare una svolta per l’ipotizzato arrivo delle navi da crociera: si tratta di 323.630 euro, frutto dei 309 mila euro riconosciutigli dal collegio arbitrale con l’aggiunta delle spese legali nel frattempo maturate.
A formalizzare la transazione è stata ora la Giunta dopo il via libera concesso da legale esterno incaricato dopo la quasi simultanea decisione di chiudere l’avvocatura comunale. Il presidente dell’ordine degli avvocati di Cassino, Giuseppe Di Mascio, era stato incaricato di verificare l’ipotesi di impugnare in appello l’esito del lodo arbitrale che aveva visto – come detto – il comune perdere il lodo rispetto alla ditta ricorrente e all’Anac. L’avvocato Di Mascio ha suggerito di transigere la somma dovuta al privato definendo l’accordo “economicamente utile” per il Comune potendo rinunciare al pagamento delle somme maturate e maturande a titolo di interessi e rivalutazione”.
La stazione marittima, destinata ad accogliere le navi da crociera nel molo Vespucci di Formia, non è stata mai realizzata tranne che alcuni irrisori interventi ma il comune ha deciso di chiedere l’accordo accontentandosi di un risparmio di poco meno di 80mila euro rispetto al credito riconosciuto dal lodo arbitrale. Si trattava di 400.477 euro, comprensivo degli importi relativi alle riserve riconosciute dal Collegio Arbitrale per 309.768,19, oltre interessi moratori al tasso del 5,27% decorrenti dal 5 febbraio 2021, quantificati in 36.632 euro, a cui aggiungere la somma di 54.058 euro a titolo di rivalutazione monetaria ed interessi legali.
Questo contenzioso ruotava attorno al contratto di appalto assegnato il 6 febbraio 2014 dal Comune a questa associazione temporanea d’impresa per la realizzazione “lavori di adeguamento e messa in sicurezza delle strutture portuali per ormeggio delle navi da crociera nel Comune di Formia”. La gara aveva anche un valore importante, un milione e 96mila euro, oltre IVA, a seguito di una deliberazione assunta dall’allora Giunta comunale di centro sinistra. Ma emersero alcune criticità nella gestione del cantiere che furono sospesi dal 9 marzo 2014 all’11 novembre 2014 in attesa del rilascio della necessaria ordinanza di interdizione degli specchi acquei e delle aree in banchina nonché del rilascio dell’autorizzazione sismica da parte del Sitas della Regione Lazio. E non finì qui.
I lavori non potettero proseguire durante le operazioni “di pulizia e sistemazione del fondale marino” di Molo Vespucci. L’Ati appaltatrice comunicò al Comune l’impossibilità di eseguire i pali per i primi gruppi verso la banchina del molo sopraflutto. Fu adottata una perizia di variante che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi che proseguirono: i lavori furono di nuovo sospesi dal 23 al 25 maggio 2015 in quanto il Comune di Formia, a causa dell”imminente festività patronale in onore di S.Erasmo, rese inaccessibile a tutti l’area oggetto di lavori. Se il comune fece rilevare all’Ati una serie di anomalie nella contabilizzazione delle opere realmente eseguite, le imprese appaltatrici fecero rivelare, in sede di contabilità, 9 riserve in relazione al contratto per complessivi 922.544 euro.
Si trattò della richiesta che il 5 febbraio 2022 la “Gino di Cesare Costruzioni” e Manutenzioni s.r.l.”, produsse nella sua richiesta di arbitrato davanti l’Anac. L’imprenditore Williams Di Cesare nominò il professor Pietro Perlingieri che chiese al comune il pagamento i 922.544 euro in accoglimento delle 9 riserve, oltreché di 300 mila euro a titolo di risarcimento danni. In effetti al termine dell’arbitrato le pretese economiche sono state riviste verso il basso, “soltanto” 392mila euro, un terzo di quanto richiesto.
A fare il resto è stata politica: con l’imprenditore è stato ripristinato un dialogo – cosa mai avvenuta in politica – mentre l’avvocatura chiedeva il contrario: proporre il ricorso in appello dopo aver contestato la scelta dell’arbitrato ritenendo la materia oggetto di decisione da parte del Tribunale civile di Cassino. La Giunta Taddeo, dopo le dimissioni del dirigente dell’avvocatura Domenico Di Russo, ha deciso di incaricare l’avvocato-presidente Di Mascio di tentare di ribaltare in appello l’esito del lodo.
Ma l’incaricato, la cui candidatura per la guida dell’ordine forense di Cassino è stata sostenuta dall’attuale vice sindaco, assessore al turismo e coordinatore comunale di Formia di Fratelli d’Italia Giovanni Valerio (candidato – come si ricorderà – nell’unica lista in lizza per il rinnovo del consiglio dell’ordine e pertanto eletto, come il collega formiano Gerardo Pecchia, neo consigliere dell’ordine), ha sconsigliato al Comune di proporre ricorso in secondo grado e di bonificare il privato oltre 330mila euro per lavori che neanche il migliore telescopio spaziale… vedrebbe!