FROSINONE – Il dibattimento inizierà soltanto giovedì ma volano già scintille – e che scintille – tra le difese degli imputati protagonisti dal 26 ottobre del processo d’appello per la scomparsa e l’omicidio, avvenuti il 1 giugno 2001, di Serena Mollicone, la studentessa di Arce di 18 anni misteriosamente trovata cadavere due giorni più tardi nel boschetto di Fonte Cupa. A comparire davanti la prima sezione penale della Corte d’Assise d’appello di Roma saranno le cinque persone – Franco, Marco e Annamaria Mottola (erano accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere), l’appuntato dei Carabinieri Francesco Suprano (rispondeva di favoreggiamento) ed il luogotenente dell’Arma Vincenzo Quatrale, (sotto processo per concorso esterno in omicidio) – che furono prosciolte il 15 luglio 2022 dalla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino al termine di un dibattimento costellato da ben 54 udienze per insufficienza di prove.
A rappresentare la Procura generale e, dunque, l’accusa, sarà il sostituto procuratore Francesco Piantoni, il magistrato conosciuto per aver riaperto le indagini della strage di piazza della Loggia a Brescia 49 anni fa. Ad insorgere alla vigilia dell’inizio del processo d’appello è il portavoce dell’intero collegio difensivo, il criminologo Carmelo Lavorino. Contesta la scelta del capo della Procura di Cassino Luciano D’Emmanuele di aver delegato i sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo – il magistrato che ha rappresentato la pubblica accusa nel processo di primi grado – nel dibattimento d’appello solo perché “conosce il caso”.
“Appare nota stonata e coinvolgimento personale che il Pm che sinora non ha trovato la soluzione al caso omicidiario e che ha chiesto un processo che non doveva nemmeno iniziare – spiega nel contributo video allegato il professor Lavorino – sarà attivamente presente al processo d’appello perché è a conoscenza della vicenda. A questo punto sono spontanee alcune domande : ma questo pm sarà pronto a fare un passo indietro o insisterà nel proprio autoconvincimento riverberante basato sul nulla e sulla scelta di una pista sbagliata? Ne sta facendo una questione di giustizia o una questione personale? Come mai non ha ammesso nessun errore? Quanti soldi i suddetti magistrati hanno speso inutilmente “in nome del Popolo italiano? Quanto hanno pagato inutilmente agli inutili consulenti che nulla hanno dimostrato, a iniziare dall’incredibile svista sulla porta quale “arma del delitto – mezzo lesivo?”.
Lavorino, senza peli sulla lingua, definisce il ricorso della Procura di Cassino e quelli delle diverse parti civili “inconcludenti, illogici, contraddittori e inutili”. Il criminologo di Gaeta individua quelle che definisce “cinque negatività”: “1) evidente incapacità di autocritica, gusto continuo dell’accusa perpetua, soldi buttati, tempo perso, risorse umane sprecate, piste alternative che si spengono; 2) insistono nel dire che Marco Mottola il giorno dei funerali di Serena Mollicone avesse i capelli biondi mechati, nonostante le evidenze dimostrano al 100% l’esatto contrario; 3) continuano imperterriti a sostenere che la porta della caserma dei Carabinieri di Arce sia l’arma del delitto (!?); 4) nonostante le impronte digitali dell’assassino sul nastro adesivo che legava le gambe di Serena non siano degli imputati… questi devono essere processati lo stesso, anche perché Carmine Belli venne processato nonostante le sue impronte non fossero quello dell’assassino (dimenticano però di ricordare che Belli venne assolto anche per questo motivo, idem per i Mottola); 5) affermano che i loro consulenti sono “più bravi” dei consulenti della difesa… per “investitura divina/mass mediatica” e quindi… devono essere creduti a prescindere (errore di fallacia assoluta)”.
Il professor Lavorino annuncia che i legali dei Mottola, gli avvocati Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe, Mauro Marsella, Enrico Meta, con i loro consulenti tecnici sono pronti a dimostrare ancora una volta l’innocenza dei propri assistiti “per rispetto di giustizia e di verità”. Le stesse che, dopo 22 anni, chiedono la comunità di Arce e i familiari della povera Serena Mollicone.
INTERVENTO video Carmelo Lavorino, criminologo e portavoce difesa famiglia Mottola