Sperlonga / Trentaquattro famiglie invitate a pagare gli esprori per cui c’è doppia condanna al Comune

SPERLONGA – Dopo il danno anche la beffa. Non è un momento facile che stanno vivendo le 34 famiglie di Sperlonga che dal 1987 tra gli immancabili sacrifici realizzarono in via Lepanto – non molto lontano dall’attuale caserma della Stazione dei Carabinieri – un intervento di edilizia economica e popolare nell’ambito del comprensorio C1B del piano di Sperlonga. E’ una vicenda amministrativamente antica caratterizzata dalla convenzione del 13 febbraio 1987 con cui il comune concedeva alla cooperativa Edilcoop Sud pontino il diritto di superfice per la durata di 99 anni sulle aree interessate dall’intervento edificatorio e ancorprima dalla delibera consiliare numero 261 del 14 novembre 1985 con cui venne adottato questo piano di zona.

Ora le 34 famiglie che abitano in questo complesso rischiano di pagare sulla loro pelle la superficiale condotta palesata dal comune di Sperlonga nel corso del tempo su questa tortuosa vicenda tecnico amministrativa. Almeno stando quanto denunciato dall’appena costituito consiglio direttivo del Pd che ha deciso di arretrare le lancette della storia dalla fase in cui il comune di Sperlonga in cui fu costretta ad operare gli espropri per realizzare le abitazioni dei soci di questa coop edilizia.

Il 10 ottobre 2017 il Tribunale di Latina, avendo accertato che il Comune di Sperlonga e la Cooperativa Edilcoop Sudpontino avevano tenuto una condotta illecita nella conduzione della procedura espropriativa dei terreni utilizzati per finalità appunto di edilizia residenziale pubblica, condannava il Comune di Sperlonga, in solido con la stessa coop, al “risarcimento danni” cagionati ai legittimi proprietari per l’occupazione usurpativa dell’area. I danni venivano quantificati dallo stesso Tribunale in oltre 471mila euro che naturalmente dovettero aggiungersi a agli interessi legali sulla somma rivalutata dal 15 novembre 1991 sino al saldo.

Insomma il Tribunale di Latina aveva limitato il risarcimento al solo costo del diritto di superficie. I proprietari danneggiati, non soddisfatti dall’esito del giudizio, ricorsero in appello e chiesero una parziale riforma della stessa sentenza. Diversamente, il Comune di Sperlonga e la cooperativa Edilcoop Sudpontino non ritennero di dover proporre il ricorso riconoscendo, implicitamente, l’ineccepibilità della sentenza. Secondo il Pd di Sperlonga l’amministrazione del sindaco Armando Cusani avrebbe “perseverato tranquillamente nella sua condotta illecita, sia nel non eseguendo alcuna delle procedure previste dalla normativa espropriativa vigente, sia nel non dando seguito alla sentenza che gli imponeva il risarcimento del danno causato”.

Ma la querelle non si esaurì qui. Le successive sentenze della Corte di Appello di Roma, recentemente emesse, hanno in parte riformato le sentenze del Tribunale di Latina condannando il Comune di Sperlonga, in solido con la società costruttrice Edilcoop Sud Pontino, a pagare ai legittimi proprietari dei terreni la somma di 916.992,00 euro quale risarcimento del danno causato da questo comportamento illecito. Naturalmente a questa somma vanno aggiunti gli interessi legali e la rivalutazione monetaria, che, calcolati dal 15 novembre 1991 al 31 maggio scorso, hanno subito nel frattempouna crescita esponenziale fino a raggiungere la somma di due milioni e 856.172 euro.

Ecco il primo atto d’accusa del Pd che accusa “le fervidi menti degli amministratori comunali di Sperlonga illuminate da quella che a loro, evidentemente, sembra una genialata: riversare il debito milionario sulle 34 famiglie di impiegati, operai e pensionati che avevano acquistato, circa 40 anni orsono, gli appartamenti realizzati sulle aree illegittimamente occupate dal Comune”. L’amministrazione Cusani, marcata ad uomo dalla Corte sulla stabilità dei propri conti, è stata costretta – è l’accusa del Pd – a diffidare ripetutamente gli attuali proprietari degli appartamenti, affinché provvedessero a pagare l’ingente somma.

Per i Dem questa “richiesta del Comune risulta totalmente arbitraria e illegittima, visto che la sentenza della Corte di Appello che aveva condannato il Comune precisava che ‘la necessità della corrispondenza fra il corrispettivo della concessione e il costo di acquisizione delle aree e quelle delle opere di urbanizzazione non può estendersi al recupero delle somme versate ai proprietari a titolo di risarcimento del danno, non potendosi ricondurre nella previsione della suddetta norma la possibilità di far ricadere sui concessionari delle aree e loro aventi causa i maggiori costi determinatisi in forza di una acquisizione delle aree realizzate attraverso un fatto illecito”.

In sintesi, i giudici di secondo grado hanno affermato, sulla base del principio definito dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione del tutto pacifico, che gli attuali proprietari degli appartamenti non possono essere chiamati a pagare le conseguenze di danni causati da comportamento illecito del Comune. Pertanto la richiesta rivolta alle 34 famiglie risulta del tutto immotivata e fantasiosa. A questo punto è emerse un altro fatto clamoroso. Circa la metà del totale dell’area occupata senza titolo e per la quale il Comune chiede ingiustificatamente il conguaglio alle 34 famiglie, è attualmente nella piena disponibilità del Comune stesso: una parte è occupata dalla viabilità comunale, un’altra parte, piuttosto ampia, è stata data in concessione ad esercizio commerciale con annesso giardino e parcheggio riservato, e un’altra ancora è stata concessa come area di cantiere a servizio di fabbricato attualmente in fase di realizzazione. Come dire: oltre il danno la beffa!

Ma per il Pd “la temerarietà dell’Amministrazione non finisce qui”. Un’autentica doccia fredda si è riversata sulle 34 famiglie di Sperlonga il 3 novembre scorso. Con la delibera di Giunta numero 118, recependo un preventivo “omnibus” di quasi 38 mila euro, ha addirittura dato mandato ad un legale di Formia, l’avvocato Marco Tomassi, a promuovere le opportune azioni giudiziarie volte al recupero delle somme nei confronti delle suddette 34 famiglie. Il Comune di Sperlonga ha poi completato il suo capolavoro – ha concluso il direttivo del Pd in una nota – emettendo una determina dirigenziale, la 224 del 24 ottobre scorso (a firma delle responsabili del settore finanziario e dell’avvocatura comunale, Daniela Ilario e la vice segretaria comunale Vittoria Maggiarra) con cui ha iscritto nel bilancio comunale la somma in questione quale credito esigibile.

Per il Pd si tratta di una “cosa grave e pericolosa per un’amministrazione che versa in stato di pre-dissesto finanziario e che è sottoposta semestralmente ai controlli della Corte dei Conti. Il Partito Democratico di Sperlonga seguirà “con attenzione gli sviluppi di questa assurda vicenda, schierandosi fin da ora a fianco e a difesa dei cittadini che subiscono i capricci e l’arroganza dell’Amministrazione Comunale”.

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