FROSINONE – La Procura generale ha già mostrato una delle sue carte autorevoli nella fase iniziale della seconda udienza, iniziata lunedì mattina, del processo di secondo grado per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Serena Mollicone, la studentessa di Arce che, uccisa il 1 giugno 2001 e trovata priva di vita due giorni più tardi nel boschetto di Fonte Cupa, avrebbe compiuto in questi giorni 41 anni. Accolta la richiesta del Sostituto Procuratore generale Francesco Piantoni di svolgere la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale riascoltando 44 tra i consulenti delle parti e alcuni testimoni già sfilati nel corso del processo di primo grado, la Corte D’assise d’appello ha avuto di fronte la professoressa Cristina Cattaneo.
Eseguì uno studio sulla porta del bagno dell’alloggio sfitto della Caserma dei Carabinieri di Arce contro la quale sarebbe stata sbattuta Serena al termine di una lite con Marco Mottola. Il consulente all’epoca nominato dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo in occasione della riapertura delle indagini nel 2016 ha ribadito quanto sostenuto davanti la Corte d’assise del Tribunale di Cassino e, cioè, che il foro rinvenuto sulla porta corrisponde perfettamente alla forma del cranio di Serena. Questa ricostruzione scientifica della dottoressa Cattaneo è stata sempre contestata dal consulente delle difese, il professor Giorgio Bolino, e soprattutto non è stata condivisa dai giudici di primo grado, gli stessi che il 15 luglio 2022 assolsero i cinque imputati, Franco, Marco ed Annamaria Mottola, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.