FORMIA – Dopo il tentativo andato a vuoto operato nel consiglio comunale del 14 maggio scorso, presto il comune di Formia si doterà di un regolamento sulla gestione dei dehors che, necessari durante la stagione del Covid, meritano ora più seria e attenta disciplina tecnica ed amministrativa. In quest’ottica si è svolta una seduta molto “large” delle commissioni Urbanistica, Lavori Pubblici ed Attività produttive nel corso della quale il nuovo ed atteso regolamento, dopo anni di gestazione, è stato illustrato dalla presidente della commissione Urbanistica, la forzista Tania Forte.
Le principali riserve e perplessità le ha esternate il capogruppo di “Guardare Oltre”, Imma Arnone che, definendo il regolamento sui dehors “inderogabile” dopo l’emergenza pandemica, è carente di un aspetto a cui l’amministrazione Taddeo non ha fatto fronte nel corso di questi mesi. “Lo strumento che andremo a discutere ed approvare in consiglio prevede tutto ed il contrario di tutto e non va bene” – ha detto la dottoressa Arnone, che aggiunge: “Ci aspettavamo che questo regolamento venisse affiancato da una necessaria zonizzazione. La città urbanisticamente e sul piano paesaggistico ed architettonico si differenzia da zona a zona, anche a distanza di alcune centinaia di metri. L’amministrazione comunale lo sa ma non ha ancora provveduto. Questo regolamento ha una debole e precaria applicazione nel momento in cui un’istituzione come la Soprintendenza potrebbe censurare la sua operativa nelle realtà vincolate sul piano storico come i quartieri di Mola e Castellone, nella frazione di Maranola o, nel centro urbano, faccio un esempio, in piazza Santa Teresa”.
La maggioranza ha replicato anticipando come il regolamento sui dehors, dopo le integrazioni ricevute dall’Ascom Confcommercio, dopo la sua approvazione in Consiglio sarà affiancato da una sorta di piano particolareggiato per quanto la sua applicazione sul campo. Queste rassicurazioni sono state restituite al mittente dal capogruppo Arnone che le ha definite pericolose: “Io non voglio mettermi nei panni di un imprenditore o di un esercente di bar che, dopo l’approvazione di questo semplicistico regolamento, opera un investimento e acquisti o rinnovi le attrezzature per la somministrazione all’aperto. Non vorrei che poi intervenga un’autorità superiore e dica che quell’investimento non è conforme sul piano urbanistico e funzionale per quell’area nel quartiere x. Gli imprenditori in questa fase di incerta situazione economica hanno bisogno di certezze e di garanzie – ha detto il capogruppo Arnone – e non di pilateschi Poi vedremo”.
Intanto nelle ultime ore hanno potuto tirare un sospiro di sollievo molti tecnici cittadini (ingegneri, architetti e geometri) che lamentavano il blocco dallo scorso settembre del “Sue”, lo sportello unico dell’edilizia fermo attraverso il quale presentare ed integrare, attraverso una piattaforma gestita da un server, le proprie pratiche. La ripartizione urbanistica, dopo il pensionamento di un addetto, aveva di fatto dimenticato di versare l’ultima rata del 2023 per rendere operativa attraverso un server digitale questa innovativa piattaforma.
Quando alcuni tecnici stavano per formalizzare una denuncia penale per interruzione di pubblico servizio, il comune di Formia ha reperito i fondi necessari – poco meno di 10mila – per riattivare il “Sue”. Intanto a distanza è in corso un’interlocuzione tra i tecnici e il neo assessore all’urbanistica Marcello Anastasio Pugliese. Riceverà una loro delegazione giovedì 30 novembre alle ore 12 per affrontar alcune delle problematiche del settore che rendono la ripartizione urbanistica del comune sempre più lontana dalle istanze di cittadini, imprese e degli stessi tecnici professionisti.
Una, per esempio, riguarda l’applicazione – ora di fatto congelata – di una delibera di Giunta del 2008 in ordine all’abbattimento e ricostruzione di manufatti fatiscenti e pericolanti. L’assessore Pugliese sostiene che quell’atto deliberativo di 15 anni fa vada rivisto alla luce di alcune circolari della regione Lazio circa la previsione dei seminterrati ed una diminuzione volumetrica dei porticati. All’ordine del giorno in questo tavolo c’è la disattesa applicazione del Dpr 31/2019 in tema di rilascio dei vincoli paesaggistici. Per ottenerli dalla ripartizione urbanistica servono mediatamente due anni. Per ingegneri, architetti e geometri sono “troppi”.