LATINA – Percepivano finanziamenti milionari dalla Cassa Depositi e Prestiti (e dunque dal Tesoro e dallo Stato) che, anziché essere investiti per specifiche attività per le quali venivano erogate, venivano bonificati su conti correnti aperti ad hoc in Stati esteri, tra cui la Polonia, la Francia, la Spagna, la Georgia e gli Emirati Arabi Uniti. Promette clamorosi sviluppi la delicata inchiesta del comando provinciale di Latina e della tenenza di Aprilia della Guardia di Finanza che, in stretto coordinamento con la Procura della Repubblica di Roma, hanno smascherato l’esistenza di un’organizzazione dedita alla truffa aggravata ai danni dello Stato, di autoriciclaggio con l’aggravante della transnazionalità, di sostituzione di persona e di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
In quest’ottica gli uomini del Tenente Colonnello Ivano Cerioni hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, reale e personale, che, emessa dal Gip del Tribunale di piazza Clodio, è stata notificata nei confronti di quattro persone. L’inchiesta ha coinvolto, tuttavia, nove persone, tutte indagate, che per conto di diverse società operanti sul territorio nazionale, avrebbero indebitamente ottenuto finanziamenti per diversi milioni di euro erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti per mezzo della “Semest spa”. Le Fiamme Gialle hanno ricostruito una movimentazione importante di finanziamenti, 17 milioni e 8000mila euro, di cui quattro milioni e 700mila euro erano stati già incassati mentre di cinque e 900 mila e 7 milioni erano a buon punto le procedure per la richiesta ed era stata avviata quella di istruttoria.
La Guardia di Finanza è convinta di aver scongiurato l’erogazione di quest’ultimi di 13 milioni di euro che – come detto – una volta erogati finivano per essere bonificati in alcuni paesi all’estero. L’esito delle indagini, nell’ambito delle quali sono stati svolti accertamenti finanziari, bancari e antiriciclaggio, ha permesso al Gip del Tribunale di Latina di emettere, su richiesta della locale Procura, quattro ordinanze cautelare ai domiciliari nei confronti dei quattro dei nove indagati oltre che un decreto di sequestro preventivo, nella forma per equivalente, per un importo di due milioni e 88mila euro. Le indagini sono appena agli inizi e – come detto – potrebbero conoscere nuovi e clamorosi sviluppi.