LATINA – Dopo Gaeta, anche Latina. Un altro allarme sul ricorso del gioco d’azzardo arriva anche dalla seconda diocesi pontina che, avendo competenza sulla metà dei comuni della provincia di Latina – 17 su 33 – conferma lo stesso preoccupante trend evidenziato dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli per gli altrettanti comuni facenti parte della Chiesa del Golfo. E i numeri sono davvero impressionanti per quanto riguarda le giocate del 2022. Nel territorio della Diocesi di Latina, in cui risiedono 333mila persone, sono stati spesi poco più di 955 milioni di euro, equamente divisi tra le giocate fisiche (lotterie istantanee, gratta e vinci, slot machine) e quelle telematiche, rispettivamente 455 e 499 mila euro. L’aumento rispetto al 2021 è stato del 15% così suddiviso, il 30%% sul giocato fisso e del 4,3% su quello telematico.
Secondo l’agenzia delle Dogane la spesa pro capite è stata di 2.867 euro. Per quanto riguarda le singole realtà territoriali è a Latina che si gioca di più con una spesa pro capite di 3350 euro circa. Seguono Terracina e Cisterna, rispetttivamente con 140 e 90 milioni e subito dietro Sezze (75 milioni) e Sabaudia (45 milioni).L’Agenzia delle Dogane ha evidenziato un altro aspetto rilanciato dalla Diocesi di Latina: si gioca, in proporzione di più e tanto piccoli centri. Roccagorga con 4172 residenti ha lamentato una spesa pro capite di poco meno di 3 mila euro, a fronte di un giocato totale di oltre 12 milioni di euro, di cui 10,5 sul telematico e il resto sul fisico.
A San Felice Circeo sono stati scommessi 31 milioni di euro e ciascuno dei 10 mila abitanti ha affrontato la spesa pro capite sopra i 3 mila euro, a seguire Sermoneta dove sono stati spesi complessivamente 25 milioni di euro con un impegno economico pro capite di 2500 euro. Fanalini di coda in questa classifica sono i comuni di Maenza (2,8 milioni), Bassiano (1,9), Roccasecca dei Volsci (1,6), Rocca Massima (1,0). I dati dell’agenzia delle Dogane erano purtroppo attesi dalla Caritas diocesana di Latina che con le altre del Lazio, in primis quella di Gaeta, per conto della Chiesa locale già da tempo si occupa di questa materia che ha molte implicazioni sociali.
“Noi auspichiamo che tutte le forze sane di questo nostro territorio, anche ma non solo quelle che in passato hanno anche dato vita a progetti a favore del buon gioco e di contrasto al sovraindebitamento delle famiglie, insieme con le istituzioni locali, possano sedersi attorno ad un tavolo e riflettere insieme sulla portata del fenomeno – ha detto il direttore della Caritas diocesana Angelo Raponi– Anche qui, come nelle altre province del Lazio, non è disponibile una sufficiente rete di centri per la terapia e per l’assistenza alle famiglie con uno o più congiunti in difficoltà per il gioco d’azzardo”.
“Allo stesso modo, è alto il rischio dell’inserimento della criminalità organizzata anche in parte degli stessi canali legalizzati di distribuzione del gioco d’azzardo. Come Caritas Diocesana, da anni, insieme con le altre Caritas della Regione, prendiamo atto dei molteplici danni umani e familiari provocati dall’azzardo, dal sovraindebitamento e dall’usura ad esso spesso collegati. L’azzardo infatti non è un gioco! – ha ammonito il direttore Rapini – Esso, inoltre, sottrae troppe risorse all’economia reale, come ci dicono chiaramente i dati dei volumi di affari di questo che, evidentemente, è molto più che un gioco, e che diffonde una patologia clinica, la ludopatia, di dipendenza al pari della droga e dell’alcool”.