FROSINONE – Ancora sott’assedio l’inchiesta “Full Cashback”, l’operazione di Polizia e Guardia di Finanza che, coordinata dalla Procura della Repubblica di Frosinone, aveva ipotizzato l’esistenza di tre sodalizi collegate tra loro per alterare il mercato delle aste giudiziarie immobiliari grazie ai fidi concessi in maniera facile dalla Banca Popolare del Frusinate; creare fatture di comodo con cui generare falsi crediti fiscali e accedere ai bonus edilizi. Nella giornata il Riesame di Roma ha ancora picconato l’impianto accusatorio del sostituto procuratore Adolfo Coletta e avallato dal Gip del Tribunale del capuologo ciociaro Ida Loguloso.
I giudici del Tribunale della Libertà hanno annullato l’ordinanza cautelare che aveva disposto i domiciliari per il notaio romano Federico Labate (aveva ricevuto dal Gip Logoluso il divieto di fare ritorno nella provincia di Frosinone) e per il padre (ora in pensione) Roberto. Il Riesame ha accolto le accezioni presentare dai legali dei due notai Labate – gli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola, Alberto Bonu e Massimo Mercurelli – secondo le quali i due professionisti non avevano fatto altro rogitare provvedimenti notarili che hanno definito regolari. Il Riesame, al momento, dopo la discussione del ricorso nella giornata di mercoledì, ha accolto parzialmente il ricorso presentato dalle uniche due persone che, coinvolte nell’operazione “Full Cashbach”, sono finite nel carcere di Frosinone.
Si tratta degli imprenditori Angelo De Santis e Marino Bartoli che, difesi entrambi dall’avvocato Angelo Testa – avevano già respinto al Gip Logoluso in sede di interrogatorio di garanzia gli addebiti mossegli dalla Procura. De Santis è stato sospettato anche lui di far parte della prima associazione per delinquere, quella che avrebbe ottenuto – per l’accusa – finanziamenti facili dalla Banca Popolare del Frusinate per partecipare alle aste giudiziarie immobiliari. De Santis era finito in carcere ma, dopo l’interrogatorio di garanzia, aveva guadagnato i domiciliari. Il Riesame ha confermato quest’ultimo provvedimento cautelare ma a De Santis ha ritenuto insussistente il reato di “falso”. Insomma, non ha falsificato i contratti di affitto che aveva portato all’istituto di credito del capuologo ciociaro come garanzia dell’acquisto di alcuni appartamenti finiti al centro delle indagini di Polizia e Fiamme Gialle.