FORMIA – Si poteva salvare Mario Valerio, l’aspirante pugile di Formia, di 22 anni, laureando in ingegneria e di professione bagnino durante l’estate, che morì nel sonno il 17 agosto 2019 a soli 22 anni in seguito ad un’aritmia ipercinetica ventricolare” insorta “in un soggetto affetto da fibrosi cardiaca diffusa” . A sentenziarlo è stato il giudice monocratico Antonio Falchi Delitala al termine di un processo delicatissimo di cui sono stati imputati, con l’ipotesi di reato di concorso in omicidio colposo e falso ideologico, un cardiologo di 63 anni di Venafro ed un medico dello sport, di 69 anni, di Santi Cosma e Damiano, che ebbero a che fare con il pugile formiano per la cui prematura morte il padre Giuseppe, la madre Nunzia e i fratelli Luca e Lorenzo, attraverso gli avvocati Luca Scipione e Giuseppe Masiello, si sono costituiti parte civile.
Secondo la ricostruzione investigativa del sostituto Procuratore Alfredo Mattei, il cardiologo (difeso dagli avvocati Gaetano Andreozzi e Francesco Paone) sottopose il pugile formiano il 29 novembre 2017 ad un elettrocardiogramma da sforzo mentre il medico dello sport, assistito dall’avvocato Pasquale Di Gabriele, rilasciò all’atleta il certificato di idoneità all’attività sportiva “non interpretando in maniera corretta il tracciato elettrocardiografo eseguito”. I due medici, insomma, di fronte ad alcune anomalie cardiache non avrebbero disposto ulteriori accertamenti che, se fossero stati compiuti, avrebbero permesso di rilevare a Valerio una fibrosi cardiaca diffusa. Il Pm Mattei aveva chiesto il processo per i due medici perché gli esami cui fu sottoposto il boxeur formiano erano vecchi di due anni rispetto all’idoneità sportiva rilasciata. Il medico sportivo ha dovuto difendersi, inoltre, dall’accusa di falso per aver effettuato un esame elettrocardiografico in apparenza praticato alla vittima ma in realtà “eseguito su un altro paziente, per di più mai identificato”. Vi avrebbe apposto la data del 19 gennaio 2019 e – secondo la Procura – lo avrebbe attribuito a Mario Valerio quale presupposto del rilascio del certificato”.
Le condanne comminate dal dottor Gioia sono state davvero pesanti: un anno – pena sospesa – per il cardiologo relativamente all’accusa di omicidio colposo, due anni e dieci mesi di reclusione – due in più rispetto alla richiesta della Procura – per il medico sportivo di San Cosma e Damiano. Il tribunale ha inoltre previsto una provvisionale complessiva di 140 mila euro per i genitori e i fratelli della vittima: “Nessuno ce lo potrà restituire – hanno dichiarato – Speriamo che questa tragedia insegni qualcosa affinchè un simile episodio nella pratica dello sport dilettantistico non si verifichi più”.